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IL DOLCE DOMANI regia di Atom Egoyan

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kafka62     7 / 10  25/03/2018 17:30:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Le reazioni di fronte al dolore (il dolore più grande, quello della perdita dei propri cari) possono essere, come si sa, molto diverse, a seconda della cultura, dell'estrazione sociale, della fede, della psicologia o dell'interazione con l'ambiente circostante, delle varie persone coinvolte. "Il dolce domani" indaga su queste reazioni, e lo fa con un elaboratissimo procedimento ellittico (la sovrapposizione e commistione dei piani temporali, ottenuta attraverso un montaggio quanto mai efficace), concentrico (al centro narrativo rappresentato dall'incidente si giunge poco alla volta, vanificando continuamente le attese di scioglimento della suspense), allusivo (il bellissimo parallelo tra la vicenda reale e la favola del pifferaio di Hamelin) e ambiguo (perché i personaggi si comportano come si comportano? da cosa sono mossi realmente? Il film lascia intravedere una ricchezza psicologica notevole, al di là della contrapposizione immediata tra chi vive il dolore con rabbia vendicativa e chi lo vive invece con fatalistica accettazione).
Anche dal punto di vista formale il film è superlativo: girando in cinemascope, Egoyan dimostra di sapere utilizzare lo spazio dell'inquadratura come pochi altri registi al mondo. La sua cinepresa si muove tanto con la meticolosa precisione di un Jon Jost quanto con la raffinata ricchezza visiva di un Kieslowski, creando un'atmosfera emotivamente fortissima e coinvolgente, pur senza il ricorso a quegli effetti spettacolari o patetici che la storia poteva fornire (l'unica critica che si può fare al regista è di avere callcato un po' troppo la mano sulla sofferenza dei personaggi: non a caso, le uniche due donne sopravvissute alla strage hanno un padre incestuoso e un marito paralizzato su una sedia a rotelle). Ian Holm offre una prestazione memorabile, che ricorda per intensità quella di Jack Lemmon in "America oggi".