BlackNight90 9½ / 10 10/04/2010 20:02:33 » Rispondi Fottutissimo capolavoro di Abel Ferrara, uno che ha iniziato la carriera con un porno e ora la sta mandando al macero con vere porcate: nel mezzo qualche grande film sul male nell'uomo, sul peccato e la redenzione. Molto scorsesiano nelle tematiche, ricorda Mean Streets ma va oltre: non c'è quel tono giovanile, quasi spensierato che c'era nel primo capolavoro di Scorsese. Qui il degrado è palpabile, la cattiveria e la perversione disperate, l'impotenza di non poter cambiare la propria vita sono evidenti: è la sofferenza l'unica forza che può redimere l'uomo, è innegabile, una sofferenza non comune, quasi divina. Ferrara esprime in parte se stesso, la sua voglia di sconcertare, il suo rapporto conflittuale con la religione: odio contro l'istituzione religiosa ("La chiesa è un racket"), abbandono dubbioso ma sincero verso il mistero della fede e del perdono (il personaggio della suora è fondamentale, forse troppo) e della redenzione, le uniche cose che possono dare veramente speranza all'uomo per una sua propria necessità interiore. Si può star qui a discutere se il film sia blasfemo o meno, se la crudezza (non così esagerata, a dir la verità) della regia sia necessaria per il tema trattato o meno: ma non si può rimanere indifferenti di fronte a un film che s'interroga sulla distanza tra l'uomo e Dìo, sul percorso, infernale per forza, per raggiungerlo. Harvey Keitel è mostruoso e regala una delle prestazioni più intense della storia.