Dom Cobb 6½ / 10 11/11/2014 16:36:28 » Rispondi Washington D.C., 1914: Milo Thatch, giovane impiegato dello Smithsonian Institute, è ossessionato dal mito della città perduta di Atlantide, le cui ricerche già portarono il nonno ad essere deriso e respinto dalla comunità scientifica. Il suo sogno di iniziare una ricerca personalmente si avvera quando un miliardario amico di famiglia si offre di finanziare una spedizione seguendo le indicazioni di un misterioso diario... In seguito all'inesorabile declino di popolarità nella seconda parte degli anni '90, la Disney tenta di cambiare decisamente strada e di staccarsi del tutto dai musical e dalle fiabe che avevano decretato il suo successo soltanto pochi anni prima; quello di Atlantis è un esperimento con il quale si cerca di avventurarsi nel territorio delle pellicole d'azione e di avventura, e tutto ciò senza badare a spese. Un enorme dispiego di mezzi, fra cui l'impiego del widescreen e ampio utilizzo di tecniche computerizzate, e grandi nomi sia per le voci che per gli artisti dietro le quinte
Joss Whedon alla sceneggiatura e Mike Mignola fra gli scenografi sono i nomi più importanti.
caratterizzano questa produzione che, purtroppo, rappresentò l'ennesimo fallimento. Fra recensioni poco entusiaste e un pubblico indifferente, Atlantis non fece altro che rendere il pericolo dell'estinzione dell'animazione a mano sempre più palpabile. E per quanto il prodotto finale non sia disprezzabile, una simile reazione è comprensibile, anche se per ragioni diverse da quelle che si potrebbero immaginare. Partendo dallo stile visivo, esso risulta molto diverso da quello utilizzato nei classici precedenti, e lo stile angoloso dei personaggi e il look stilizzato del mondo di Atlantide sono testimoni dell'apporto di Mignola. Ma di certo non sono fuori posto, e l'animazione in sé porta ancora le caratteristiche tipiche degli studios Disneyani; allo stesso modo, è difficile dire qualcosa contro le tecniche CGI, che aiutano il film a raggiungere un livello di spettacolarità davvero notevole, in specie nelle sequenze più movimentate.
La battaglia finale con annesso salvataggio dell'intera città è un tour de force di combinazione di animazione digitale e tradizionale, entrambi della migliore qualità.
La storia, purtroppo, è un altro paio di maniche, e penso che rappresenti anche il motivo principale per cui molti ritengono questo film poco riuscito: non disturba il fatto che essa sia pesantemente debitrice di Jules Verne, Indiana Jones e persino di film di fantascienza usciti di recente come Stargate, ma che dipenda quasi esclusivamente dall'azione. I personaggi, il senso di scoperta, l'avventura pura e semplice, la cultura atlantidea sottolineata anche dall'utilizzo di una lingua propria: tutto questo c'è e si nota, ma allo stesso tempo è inevitabilmente soffocato da un ritmo sempre serrato, anche nelle scene di dialogo,
I personaggi parlano sempre troppo velocemente, come se volessero ad ogni costo comprimere una storia troppo grande e complicata in meno di un'ora e mezza di tempo, e di conseguenza molti momenti sembrano quasi tirati via e quasi sprecati. La scena dove i sopravvissuti dell'equipaggio cenano insieme a Milo e si scambiano esperienze di vita, per esempio, dura troppo poco e manca di emozione perché viene tutto buttato sulla commedia e la battuta facile (oserei dire, in perfetto stile Whedon, anche se so benissimo che non era lui l'unico sceneggiatore).
dalla mancanza di emozioni genuine e da un'azione sì spettacolare e ben fatta per un cartone, ma fin troppo presente. Vengono affastellati spunti su spunti senza veramente svilupparne alcuno, e lo svolgimento della trama risulta prevedibile e scontato. Neanche la colonna sonora lascia il segno, troppo convenzionale e priva di una vera personalità, pur essendo opera di un mestierante del calibro di James Newton Howard. In conclusione, Atlantis è un brutto film? Personalmente, non lo credo: nonostante i suoi difetti, è comunque riuscito ad intrattenermi, anche se, a conti fatti, rappresenta più una gioia per gli occhi che per il cuore. Direi, piuttosto, che si tratta di uno dei classici meno memorabili e meno d'impatto, perfetto per un'ora e mezza di fuga dalla realtà, ma imparagonabile ai capolavori del passato. In breve, simbolo di una Disney che cerca di adattarsi ai tempi che cambiano.