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UN GIORNO DI TERRORE regia di Walter E. Grauman

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steven23     8½ / 10  12/03/2016 20:48:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Contiene SPOILER

La storia è molto semplice, l'ambientazione ristretta alla sola casa della protagonista con solo poche eccezioni.
Il risultato è ugualmente efficace... direi terribilmente efficace!
Grauman ci regala un fulgido esempio di tensione cinematografica concentrata in un piccolo spazio; e che non accenna in alcun modo a diminuire con lo scorrere del tempo anzi, cresce e continua a farlo fino a esplodere nella mezz'ora finale, quando quello che potrebbe sembrare una sorta di home-invasion diventa molto di più grazie alla lettera... la stessa lettera su cui il regista si sofferma con una certa attenzione proprio nelle battute iniziali del film, quasi a volerci avvertire di non dimenticarsi del peso che potrà avere più avanti.
Sono proprio dettagli come questo a donare al film uno spessore maggiore di quello che gli si potrebbe dare all'apparenza... quel "i kill myself" ripreso per pochi istanti, lo sguardo strano (impotente? disperato?) che il figlio lancia alla madre poco prima di uscire di casa. Per non parlare di tutto ciò che circonda questo terribile dramma che Cornelia vivrà inconsapevole per gran parte dello svolgimento... attorno a lei c'è una realtà orribile, piena di individui difficilmente accostabili al termine "esseri umani": avidi, privi di qualsivoglia pietà, il terzetto di teppisti persino sadico in molti dei suoi atteggiamenti. E saranno proprio loro a concentrare le attenzioni sulla protagonista rendendo la sua prigione improvvisata un autentico inferno; un incubo ancor più atroce di altri per via del miraggio di una salvezza così vicina e, allo stesso tempo, irraggiungibile.

Giusto sottolineare almeno altri due aspetti che rendono la pellicola di livello... il primo riguarda l'evidente volontà di Grauman di soffermarsi sulla bassezza di una buona fetta della società americana dell'epoca; e se non fossero sufficienti i soggetti che, a turno, entrano ed escono dalla vicenda, basti ascoltare le informazioni che la donna ascolta alla radiolina. Non c'è il minimo spazio per la speranza, nemmeno nelle notizie date dallo speaker radiofonico.
Il secondo si rifà, ovviamente, a quanto detto poco sopra. Il doppio dramma vissuto dalla protagonista come uno solo fino al momento in cui i due fili rimasti sempre a debita distanza s'intrecciano. E qui ecco la tensione raggiungere livelli inverosimili, la violenza (quella percepita, non mostrata apertamente) esplodere e trascinare lo spettatore nel vorticoso finale che, per quanto mi riguarda, regala un sollievo molto effimero. Troppo per etichettarlo come "lieto"... non c'è nulla di lontanamente simile nella sequenza finale, solo la risoluzione del troncone principale della storia. Ciò che si celava dietro rimane in sospeso, a pesare atrocemente sull'esausta protagonista; i titoli di coda si portano via tutto...
... o quasi! L'angoscia rimane!

Sul versante attori c'è davvero poco da dire. Un giovanissimo Caan si cala perfettamente in una parte tutt'altro che facile, la Sothern convince più che mai seppur lontana dall'avere un ruolo veramente cardine (e lo testimonia il destino della sua Sade). Tutti quanti, nessuno escluso vengono però letteralmente portati a scuola dalla De Havilland, oramai sempre di più nella mia personale lista delle "intoccabili" assieme a poche altre. La sua interpretazione (giusto per dare un'idea nemmeno sul podio delle sue migliori) risulta comunque magistrale sotto tutti i punti di vista... e accentuata dallo spazio chiuso in cui si vede costretta a recitare, difficoltà che le permette di usufruire al meglio di un'espressività davvero magnifica. Misurata quando serve, potente nei momenti più intensi... e in grado, insieme alla linguaggio del corpo e alla gestualità, di donare un numero incredibile di sfumature al personaggio di Cornelia. C'è di che rimanere incantati, e non sto affatto esagerando... non stavolta!!

Film splendido!!!