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CAPE FEAR - IL PROMONTORIO DELLA PAURA regia di Martin Scorsese

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Invia una mail all'autore del commento wega     6½ / 10  08/03/2008 18:07:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Scorsese sottotono, assolutamente, sopratutto per l'esagerato finale che di Martin ha ben poco.
Effettivamente tutta la regia di questo film non è tipicamente Scorsesiana, se l'avessi visto per tv mai avrei pensato ad un suo film, sembra piuttosto un thriller di Mann, reputandogli un simile virtuosismo di macchina.
Partendo dall'ottima fotografia, a tratti espressionista nella prima parte, e con fuochi d'artificio forse in omaggio a "Caccia al ladro" di Hitchcock, e
non avendo visto il film da cui è tratto, il personaggio di Max è simile al Travor di "Taxi driver", fa flessioni, va al cinema, è sessualmente emancipato (qui addirittura con un accendino come feticcio), rappresenta la stessa follia, di una vendetta o giustizia self-made, il male quindi rappresentato, un tema ricorrente nella filmografia del regista italo-americano, ma il male più pericoloso, quello intelligente.
I personaggi sono ben caratterizzati, forse il più complesso è addirittura la figlioletta dell'avvocato, che quasi non sopporta il contatto fisico del padre, ma non altrettanto quello di un uomo che per lei rappresenta il pericolo, probabilmente lei è l'altra protagonista della pellicola, a cui spetta l'arringa finale.
Mi ha colpito nel finale comunque la citazione dell'inferno di Dante in un contesto anch'esso allegorico, il contesto di una situazione drammatica, proprio come una barca in balia della tempesta.
Stranamente appena un anno dopo "Goodfellas", un minore di Scorsese senz'altro.