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IO TI SALVERO' regia di Alfred Hitchcock

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Godbluff2     8 / 10  15/09/2022 15:11:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Uno dei miei Hitchcock preferiti dei suoi anni '40, per quanto leggermente rivalutato al ribasso dopo un paio di ri-visioni.
Hitchcock, artigiano del cinema cosiddetto "di genere" ma genio assoluto della materia cinematografica, continua a sperimentare forma e temi nei suoi film: qui si tuffa nella psichiatria, costruendo uno dei suoi "thriller romantici" tutto attorno al tema dei disturbi mentali e psichiatrici.
Naturalmente il tema è trattato in modo semplicistico (negli stessi anni i noir di Lang erano più rigorosi e complessi nell'analizzare tematiche psicologiche/psichiatriche) ma d'altronde non è certo una rigorosa documentazione sulle tecniche psichiatriche o sui labirinti della psiche umana che interessava al geniaccio inglese, a lui piaceva lo spettacolo e su questo era un dominatore incontrastato.
Inoltre, le tematiche della psiche si sposano benissimo con i topoi del cinema hitchcockiano che qui può farli risaltare più che mai: tutto il film infatti è centrato sul tema del senso di colpa, carissimo al regista e che sarà fondamentale anche in successivi, straordinari film ("Vertigo", tanto per citare il più grande di tutti); nel contesto "psichiatrico" del film Hitchcock può affrontare questo suo chiodo fisso in un modo un po' più "tecnico", si potrebbe dire. Al fianco del tema della colpa ne tornano ovviamente altri ricorrenti nel suo cinema, qui c'è anche l'innocente accusato ingiustamente (anche da se stesso in questo caso), ad esempio.
Peccato per la love-story fin troppo istantanea e incrollabile, un po' stucchevole, tenuta in piedi più dalla interpretazione di Bergman che altro.
L'intreccio costruito, da sciogliere sequenza dopo sequenza, è però tra i più interessanti tra i suoi film di quel decennio, giungendo al nocciolo dopo aver abbattuto tutti i muri dell'inconscio.
Visivamente, Hitchcock stupisce nella sequenza onirica disegnata da Salvador Dalì, ma non ne avrebbe nemmeno così bisogno perché in quanto a inventare inquadrature e idee tecnicamente sempre fantasiose e superbe Hitch era uno degli insuperabili; così chiude il film con quella virtuosa messa in scena in soggettiva del destino finale del colpevole, che è anche strizzatina d'occhio allo spettatore al di la della quarta parete (in maniera meno palese, perché in un cinema molto diverso, di quelle viste sia in "The Great Train Robbery" nel 1903 e, diretto omaggio a quest'ultima, nel "Goodfellas" di Scorsese nel '90, ma comunque evidente), un gioco thrilling tra il regista e chi lo sta guardando.
Peck mi convince poco, capita spesso, Ingrid Bergman è molto brava ma, restando alla sua collaborazione con Hitchcock, l'ho preferita nelle due occasioni successive ma, oh, non che mi lamenti.
"Spellbound" è un ottimo film, affascinante nella messa in scena e nelle tematiche che Hitchcock affronta all'interno di un thriller bagnato di romanticismo avvincente anche se non perfetto.
Hitchcock, talentuosissimo fin dal suo periodo inglese, era comunque ancora in corso di maturazione, arrivata tardi per lui, e ci vorrà ancora quasi un decennio prima di giungere al periodo dei grandi capolavori del maestro inglese. Però, oh, di nuovo, non è che mi lamenti anche così eh.