gerardo 6 / 10 16/03/2009 20:50:17 » Rispondi La questione tedesca, "il passato che non passa", torna a essere spunto narrativo per un film (tratto da un romanzo) che tuttavia preferisce mantenere un registro melodrammatico e sentimentale piuttosto che eminentemente storico-politico. The reader, diciamolo subito, non è un gran film, ma la ragione della sua parziale riuscita non è da addebitare al registro stilistico del film, quanto piuttosto alla modesta forza delle sue intenzioni. La questione della colpa, relativa all'Olocausto e alla tragedia della Seconda Guerra Mondiale e che ricade completamente sulla coscienza della Germania, in The reader viene affrontata più come uno sfondo doveroso, ma lontano e insignificante rispetto alle intenzioni degli autori. Il sentimento della colpa (di un'intera nazione, ma che coinvolge ogni singolo soggetto) avrebbe dovuto essere alla base dell'intreccio stesso del film, sì da rendere forte il senso di dissidio interiore dei due protagonisti. Invece Daldry limita tale dissidio alla sola parte centrale del film, quella del processo e della scoperta del segreto inconfessato (e inconfessabile). Sposta quindi sul sentimento della vergogna il fulcro dei meccanismi emotivi e psicologici della trama, rincorrendo una storia d'amore che sa più di rotocalco che di tragedia incastrata nei gangli della Storia. Questo "spostamento" morale potrebbe far pensare anche a un revisionismo strisciante, se non fosse che, per ricomporre il quadretto in senso storicamente ed eticamente democratico, Daldry mostra il lavaggio e la catarsi della coscienza con l'incursione solitaria e dolorosa ad Auschwitz: un passaggio che, lungi dal sembrare doveroso, lascia vieppiù la sensazione del politically correct un po' inutile e un po' ipocrita. In questa trama fin troppo intimista i personaggi vivono pressoché senza contesto storico-sociale e geografico, restando la Germania (e 50 anni di Storia) su uno sfondo sfocato e appena abbozzato nelle didascalie con le indicazioni spazio-temporali.
Una casa semidistrutta in mezzo a uno spazio sconfinato, dove ci si può solo perdere, un paesaggio aspro e selvaggio e una ragazza , .. Lontano. Scintillante.
Leggendo questa "trama" (?) ti vien da dire:
"Capita a tanti"..:
Prendi una tela, dei colori un pennello : getta i colori sulla tela , con determinazione perche' vuoi "qualcosa" ( non sai bene però cosa...).. Si: uscirà "qualcosa": e dunque è sempre qualcosa. Ma non sai che cosa. Non fa nulla : è già qualcosa ! Qualcuno, molti anzi non sapranno che cosa è quella cosa che hai fatto : tu spiegherai che è quella cosa, non ammetterai che non sia quella cosa che volevi... in fondo è qualcosa !
Capita a tanti di riuscire a fare qualcosa di astratto , qualcosa che gli piace fare , e poi gli piace l'averlo fatto: ma le cose che valgono e rimangono sono frutto di una fatica "superiore"..
Il resto è e rimane un nulla. Ma lui non lo sa.
Lontano scintillante, o Vicino..Opaco ? ( titolo del secondo "corto" ?) ---------------------------------------------------------------------------- "Prima di abbattere gli altri, sali tu in alto.." Gengis Kahn
Feroxissimo 07/04/2009 20:49:17 » Rispondi Secondo me soffri di strabismo: e guardi i film ">da dove vuoi tu / come vuoi tu": mi sembra che assolutamente il film non si possa vedere come groviglio di politically correct, revisionismo strisciante,ipocrisia e con ingredienti da rotocalco: per fortuna ( con meno chiacchere ) critici autorevoli ti sconfessano : vola piu' basso Ger, dai.., torna giu'..Ciao FX