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IL CLUB DEI 39 regia di Alfred Hitchcock

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Dom Cobb     7 / 10  30/04/2018 15:04:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Richard Hannay, canadese appena giunto a Londra, ospita una sconosciuta incontrata in un Music Hall; quando la donna, un agente segreto, viene ritrovata morta nel suo appartamento, Hannay è in fuga dalla polizia, e l'unico modo per scagionarsi è smascherare un complotto ordito da una subdola organizzazione di spie...
Nonostante avesse già avuto numerose esperienze dietro la macchina da presa negli anni precedenti, si può dire senza troppe esitazioni che è con questo "The 39 Steps" che Alfred Hitchcock, futuro maestro della suspence, si impone sulla scena del cinema internazionale, l'opera nella quale ritroviamo la maggior parte degli elementi che diventeranno caratteristici del suo unico e peculiare modo di fare cinema. Appartenente al periodo inglese del cineasta, questo film rappresenta ancora oggi un modello per il genere thriller, ma a vederlo per la prima volta oggi, ammetto di non esserne rimasto entusiasta.
Di per sé, non è che ci sia qualcosa di brutto o di malfatto, né a livello tecnico, né a livello narrativo; anzi, fin dall'inizio la vicenda si dipana a un ritmo molto spedito e brioso, e non ci mette molto a ingranare la marcia e a spedirci nella frenetica fuga del protagonista che lo porta fin nelle campagne scozzesi. Come già accennato, qui sono presenti tutti gli stilemi tipici del cinema hitchcockiano: l'uomo qualunque in fuga da nemici senza volto e senza una vera identità, solo contro il mondo intero e perfino contro la legge stessa, le donne misteriose o scettiche nei suoi confronti, una corsa contro il tempo per impedire un complotto di qualche tipo e così via. Si fa notare inoltre una costante vena di umorismo nero, che emerge soprattutto nella seconda parte, assumendo a tratti i toni semi-satirici di una screwball comedy.


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Allo stesso tempo, però, non c'è niente di straordinario nel modo in cui il film viene diretto, scritto o interpretato: tutto è esattamente nella norma, e per quanti misteri, intrighi e situazioni di pericolo la vicenda presenti, la tensione vera latita, e in alcune parti è del tutto assente. Inoltre, è qui che una delle più caratteristiche tendenze di Hitchcock gli si ritorce contro: i suoi film infatti si concentrano tutti sul momento, sul presente, sull'attimo in cui si consumano precise azioni. La trama generale non ha importanza, sono soltanto un pretesto per imbastire scene capaci di far scorrere l'adrenalina e di sollevare l'ansia il più possibile. Ma alle lunghe, questa tecnica stanca, e dopo un po', la mancanza di risposte e il concentrarsi solamente sulla fuga in atto diminuisce l'ansia, perché non si sa bene neanche da cosa si sta scappando.


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Si salva, da questo punto di vista, solo la parte finale, che riserva anche un discreto colpo di scena e finalmente ci offre alcune risposte che, forse, si sarebbe dovuto dare un po' prima nel corso della narrazione, anche se il tutto si risolve in maniera forse troppo veloce.


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In definitiva, questo "The 39 Steps" è un film importante per il modo in cui ha contribuito all'ascesa di Hitchcock più di altri suoi film precedenti, e per il modo in cui, da questo punto di vista, costituisce una sorta di punto di partenza nella sua carriera cinematografica. Ma l'Hitchcock presentato qui è ancora acerbo, e i veri, maturi capolavori per i quali è ricordato verranno soltanto molto dopo.