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IL MONELLO regia di Charles Chaplin

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hghgg     9½ / 10  21/09/2015 22:33:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"A picture with a smile and, perhaps, a tear".

Questa frase storica, che apre "Il monello", non racchiude forse l'intera poetica e non è forse una sintesi più che ottima di tutta la filmografia di costui a partire da qui fino a "Limelight", di 31 anni successivo ? Io credo di si.

Di registi che hanno saputo unire davvero perfettamente dramma e commedia ce ne sono pochi, il primo a saltarmi in mente è il Wilder de "L'appartamento" ma solo uno, uno soltanto ha saputo letteralmente fondere le due cose per creare uno stile iconico, unico e rivoluzionario, semplicemente Charles Chaplin lui e il suo genio cinematografico.

Tutto è iniziato da qui. "Il monello" primo lungometraggio di Chaplin che porta in scena il suo personaggio, la sua maschera protagonista di tantissimi cortometraggi di successo. E "Charlot" diventa allora una volta per tutte simbolo di comicità e solitudine, tristezza e sorrisi, e tante altre emozioni che con Chaplin diventano un turbine che tutto confonde senza per questo far perdere nulla allo spettatore che anzi si ritrova a piangere, a ridere, a ringere a piadere a... E tutto con una spontaneità che ha pochi eguali nel mondo del cinema.

La regia poi è straordinaria, Chaplin era un fenomeno (perfezionista folle, Kubrick ante-litteram, sprecone di pellicola e quello che volete ma quanta bellezza), il film è un qualcosa di meravigliosamente fluido, regia e montaggio eccellenti, idee e soluzioni visive geniali, l'occhio di Chaplin straordinario nel riportare le immagini, le gag e gli eventi, io non sono minimamente in grado di scrivere di questa roba ma nella mia ignoranza continuo a ritenere la scena di Charlot che insegue gli assistenti sociali per riprendersi il suo bambino una delle cose più belle viste su schermo cinematografico a livello di regia, di inquadrature così come a livello emozionale, una scena straordinaria ma basta che sto diventando ripetitivo con gli aggettivi.

Quello de "Il monello" è anche un Chaplin tagliente e freddo nei confronti de "l'autorità costituita", gag col poliziotto a parte colpisce particolarmente la parte degli assistenti sociali, molto tesa, chiaramente critica, decisamente "cattiva" e culminante in quel disperato inseguimento che vede, primo di vari ribaltamenti di fronte, alla fine il nostro Vagabondo trionfare e riprendere con se il pargolo. Ritroveremo ancora il Chaplin satirico e critico, questo è ovvio ("Tempi moderni" "Il grande dittatore" e mi preme urlare "MONSIEUR VERDOUX") e anche con soluzioni più mature.

Nella scena dell'inseguimento e nell'abbraccio tra i due c'è un grande esempio della straordinaria, immensa e inimitabile espressività del genio, in questo caso recitativo, di Chaplin, qualcosa che non si può realmente descrivere a parole, si può solo guardare e godere. C'è anche un esempio perfetto della grande sintonia tra lui e il giovanissimo Jackie Coogan che è di una bravura mostruosa (caro, vecchio, Zio F...) è spontaneo, vivace, perfetto, con un'intesa naturale con Chaplin, e quell'espressività innata di un bambino che il baffuto geniaccio ha saputo sfruttare alla perfezione.

E questo per tutta la durata del film con una sfilata di scene memorabili da paura, la gag dei vetri, la rissa col bambino e il suo fratello maggiore, gli sguardi e la gestualità tra Chaplin e Coogan è sempre davvero meravigliosa. Terza comoda (l'in qui non c'entrava una mazza) Edna Purviance, storica compagna e prim'attrice dell'epoca per Chaplin e in futuro, quando la ragazza avrà imboccato la via del tramonto e dell'alcool, amica di tutta una vita. Molto brava anche lei.

Si diceva del finale, un po' sbrigativo, secondo alcuni. Invece secondo me era già stato perfettamente suggerito e incastrato precedentemente: la madre del bambino lo aveva già incontrato, senza conoscere la sua identità, gli aveva regalato un giocattolo, conosceva e aveva parlato con quello che credeva fosse il padre del bambino, Charlot; inoltre Chaplin ce la mostra ben presto come donna di buon cuore che, spinta dal terribile rimorso, si dedica alla beneficenza e all'aiuto dei bambini più disagiati e poveri. Fin troppo ovvio che avrebbe ringraziato l'uomo che per 5 anni aveva accudito suo figlio come meglio aveva potuto e con affetto sincero. Ovvio si ma non banale (in un'epoca in cui il lieto fine era fisso il 99% delle volte) e tantomeno forzato o sbrigativo, solo logica conseguenza della sceneggiatura, una sconfitta per Charlot sarebbe stata si forzata in un film commovente ma non triste, non drammatico.

Ci vorrà ancora del tempo prima che Chaplin depenni il lieto fine dai suoi film (con la bella eccezione de "La donna di Parigi" il film successivo a questo) con il crudele e angosciante finale di "Monsieur Verdoux".

Straordinario anche l'accompagnamento musicale composto da Chaplin stesso, perfettamente funzionale al film e molto bello ad ascoltarsi, predominanti gli archi.

Un inizio folgorante per il Chaplin regista e autore di lungometraggi in un capolavoro che racchiude già tutta la sua poetica che da qui poi potrà ulteriormente evolversi, maturare,arricchirsi e rimodernarsi nel segno di un fenomeno sempre perfettamente al passo, quando non avanti, con i tempi, un regista e un'anima cinematografica che ci ha donato una delle più incredibili sequenze di capolavori che si possa immaginare.

Io mi tolgo il cappello e tutti i capelli davanti al cinema di Chaplin, posso solo vedere e ringraziare, che meraviglia i suoi film, che sublime bellezza.

Gigantesco.