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L'ULTIMA ONDA regia di Peter Weir

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Terry Malloy     7½ / 10  26/03/2012 22:58:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Chiaramente gemellato col precedente, TLW mi ha colpito in misura minoritaria.
Ma andiamo per ordine.
Dai titoli di testa (meravigliosi, non so come altro descriverli) alla presentazione del protagonista esclusa è un miracolo visivo. Una cosa che si vede una volta ogni cinquant'anni se va bene. Voto: 10.
Si rievocano le potentissime atmosfere di Hanging Rock, raggiungendo una perfezione estetica e artistica sostanzialmente insuperabile.
Ma poi arriva il resto del film. E questo resto (quindi, la maggior parte) non mi ha convinto del tutto. Diventa una specie di fantahorror (con una certa dose di catastrofismo) infarcito di un misticismo autoctono che non mi ha particolarmente smosso. Salvo qualche preziosa sequenza (la gente fluttuante nell'acqua e lui che guarda inorridito dalla macchina, la radio, la scena della vasca da bagno, la grotta, i sogni) il film si assesta su una Quete che non mi ha né convinto né suggestionato. Sarà per la lentezza esasperante, sarà per i protagonisti incolori, sarà perché soprattutto sembra che Weir voglia inserire un messaggio sopra il messaggio. Mentre in Hanging Rock il messaggio c'era, ma era veicolato dalle immagini, in The Last Wave c'è un indottrinamento generale in cui si snocciola tutto il significato di ogni fottuto frame. No, il significato lo voglio trovare io. Non c'è alcuna suggestione in TLW. È tutto spiegato. Potrei paragonare i due primi film di Weir alle due parti che compongono un bel romanzo di Saul Bellow: "Henderson The Rain King". La prima parte è un capolavoro assoluto, la seconda un discreto romanzetto. È quello che, a mio parere, succede quando un occidentale si confronta con una cultura tribale. In Bellow c'era quella africana, in Weir quella aborigena. Non è il mio genere ed è un'operazione antropologica che, seppur necessaria (ma sarà forse compito dell'arte? Bah.), non desta alcun interesse in me. Questo ha precluso l'apprezzamento totale di questa pellicola, in cui non ho ritrovato quell'empatia, quel superamento della tirannide della sceneggiatura da parte dell'Immagine. In Hanging Rock si era riusciti a costruire un inventario di immagini, quello che chiamo Immaginario. Ed era diventato da individuale a collettivo nel momento in cui si passava all'opera d'arte. E l'individuale si perdeva nel collettivo come le nostre donne si perdevano nella natura. In TLW questo c'è? Se c'è l'ho trovato solo nelle prime e nelle ultime sequenze (e infatti anche ne Il Re della Pioggia il finale si riassesta sui binari del capolavoro). È come se Weir avesse avuto bene in mente gli estremi, ma non sapesse come riempirli per creare il film. E sinceramente la cosa non m stupisce: dopo la perfezione di Hanging Rock come si poteva anche solo pensare un altro film sullo stesso tenore? E questa mia tesi è confermata dalla produzione successiva di Weir, di valore indubbiamente, ma rivolta a ben altro pubblico e finalità, dominata da un orientamento estetico molto più semplice e contenuto. Weir pecca di ybris nel voler ripetere il miracolo e (almeno in parte) fallisce.