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NOSTALGHIA regia di Andrei Tarkovskij

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elio91     9 / 10  12/02/2011 15:45:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il commento contiene spoiler.


Una goccia d'olio più un'altra goccia non fanno due gocce ma una goccia d'olio più grande. La ricerca di un principio unitario che leghi tutto sta alla base di questo tuffo doloroso e autolesionista nella Nostalghia (come la dice il titolo,storpiata in russo); i film di Tarkovskij non sono una passeggiata,si sa,e anche Nostalghia può indisporre il più paziente degli spettatori tra carrellate lentissime e una storia che apparentemente non c'è,silenzi prolungati e azioni ripetute più volte. Però quanto ci si guadagna a cercare almeno di capire quello che il regista russo rigetta con tanta forza sotto forma di Arte,sotto forma di pellicola ed immagine.
Anche questo suo penultimo lavoro è intensamente autobiografico e,manco a dirlo,personalissimo; proprio in virtù di essere così legato alla sua storia passata risulta anche una pellicola ermetica,chiusa,complicata e radicale.
Il protagonista russo che si trova in Italia per compiere una ricerca su un suo connazionale è Tarkovskij stesso,la nostalghia che prova è un sentimento doloroso tipicamente russo che,come spiega,è differente da come viene sentito da un italiano; non è una malinconia lieve e passeggera ma qualcosa che ti si attacca all'anima e te la divora lentamente,la brucia senza che tu te ne renda conto. Il protagonista Gorkaciov è un uomo intensamente solo,affascinante ma che non riesce ad instaurare un rapporto con la sua compagna di viaggio Eugenia,semplicemente perché non vuole. O forse non ci riescono entrambi perché troppo diversi tra loro.
Ad un certo punto si parla dell'incomprensione (linguistica,intellettuale e personale) tra Russia e Italia,insuperabile se non nell'abbattimento di tutte le barriere. Anche per questo i due non riusciranno mai a portare il loro rapporto in qualcosa di più ma dovranno necessariamente separarsi.
Gorkaciov troverà un uomo che si legherà indissolubilmente a lui,Domenico (in cui molti hanno visto riflesso Guerra,sceneggiatore con Tarkovskij); Domenico è un pazzo che si è barricato in casa per anni rinchiudendo pure la famiglia nell'attesa della fine del mondo,per lui imminente: l'apocalisse non si è presentata ma in compenso i carabinieri si. Da quel giorno è visto come uno fuori di testa ma Gorkaciov riuscirà a comprenderlo veramente,a vedere oltre l'apparente follia la disperazione che anima quest'uomo simbolo di un'epoca disordinata: in questo senso è legato al russo per sempre,indissolubilmente,così come Gorkaciov è legato dalla promessa di portare la candela all'interno della vasca termale senza farla spegnere da un lato all'altro.
Qui si compie il finale: Domenico allestisce a Roma sulla statua di Marco Aurelio un comizio da profeta e si da fuoco dopo un discorso inneggiante alla fratellanza e alla speranza che l'uomo possa imboccare la strada giusta;
Gorkaciov compie la promessa fatta a Domenico di portare la candela nella vasca senza farla spegnere (a lui era sempre impedito perché pensavano volesse affogarsi),e dopo interminabili minuti di prove finalmente ci riesce,ma portato a compimento il favore muore mentre la fiamma non si spegne.
Qui si ritorna al principio di un'unità non solo linguistica e culturale ma propria dell'anima: Gorkaciov e Domenico sono due pazzi entrambi,forse,due esiliati che compiono un gesto definitivo per affermarsi ma magari anche inconsapevolmente vengono consumati dai loro tormenti interiori fino a morirne. Affermano sé stessi con un atto radicale e solo apparentemente irrazionale.

L'atmosfera è carica di una pesantezza ipnotica difficilmente digeribile e il filo dei ricordi (che sarebbero poi i momenti interiori in cui la malinconia verso il paese d'origine si fa sentire) è presente a sprazzi,ma lo è fino alla fine.
Non è in ogni caso un film perfetto ma Tarkovskij ci mette tutto sé stesso con un atto di dolore consapevole,si cita (lo fa nominando il padre poeta),si mette in gioco senza mezzi termini non come un autore per il grande pubblico ma consapevole che forse l'arte è l'unico mezzo che ha per non finire come Domenico,come Gorkaciov e quindi facendo un film per sé stesso.
Ma scene di una bellezza clamorosa sono un pò dappertutto,dall'incipit al sacrificio con l'Inno alla gioia di sottofondo. Proprio in quella scena c'è una sottigliezza che risalta in una pellicola emotivamente fredda (meglio definirla ermetica): in mezzo agli uomini che ascoltano il discorso di Domenico,disposti sulla scalinata immobili come in un quadro,l'unico a reagire con partecipazione al sacrificio è il suo cane anche prima che il padrone si dia fuoco,preavvertendone le intenzioni (o la dissoluzione).

Difficile dire cosa l'immagine finale,e di conseguenza il senso di tutta l'opera,voglia dire: l'unità umana ricercata da Tarkovskij la si può trovare nella morte,nel sogno o semplicemente c'è sempre stata ma legati ad emozioni a cui diamo troppa importanza non ce ne siamo accorti?



«L'uomo ha un corpo solo
solo come la solitudine
l'anima ne è stanca
e io cerco un'altra anima.»
Arsenij Tarkovskij