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NOSTALGHIA regia di Andrei Tarkovskij

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amterme63     8 / 10  26/12/2007 16:44:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bisogna arrivare preparati prima di guardare questo film. Prima di tutto si differenzia dagli altri per il mezzo di espressione che utilizza, cioè quello della poesia, del simbolo, della suggestione. Ogni immagine, dialogo, scena che viene presentata non deve essere considerata per quello che superficialmente rappresenta o significa, ma per i movimenti sentimentali, estetici, riflessivi che riesce a suggerire. La scansione e la durata temporale vengono tolti dal ritmo quotidiano (frenetico, consequenziale) a cui siamo abitutati, per assumere una dimensione astratta e contemplativa. Siamo nell’ordine delle idee universali e non nell’accadere dei singoli fatti in sé. Nell’espressione poetica delle idee, bisogna dire che Tarkowskij è un vero maestro: le sue immagini hanno una grande suggestione ambientale e coloristica, creando un’atmosfera incantata in cui ci si perde volentieri.
Quindi con la cinepresa crea lo spirito giusto per entrare nel suo mondo di assoluti e sensazioni pure. Un mondo non facile da comprendere e, bisogna dire, molto più complesso e astratto rispetto ai suoi film precedenti. Tarkowskij si è ormai creato un suo mondo mitologico in cui si è rifugiato sempre di più, perdendo forse lo sguardo totale sullo spirito umano per chiudersi in se stesso, nelle sue considerazioni sempre più pessimistiche, aggrappandosi alla sua fede. Certamente ci sono vicende autobiografiche che hanno inciso nel film. Uno dei temi è infatti quello dello straniamento, di trovarsi lontano dalla propria terra e dalla propria cultura, in un mondo bello e culturalmente ricco ma che non è il proprio. Ci sono quindi le barriere linguistiche e culturali che impediscono uno scambio proficuo di idee negli uomini.
In ogni caso, seguendo le indicazioni simboliche tipiche di Tarkowskij, si riesce a inquadrare abbastanza bene i tre personaggi e il loro significato. Eugenia rappresenta l’atteggiamento moderno di vita: scettico, egoistico, curioso della spiritualità ma che si rifiuta di viverla. E’ chiaro che lei non riesce a entrare in sintonia con il sublime e lo spirituale, perché non vuole sottostare a una legge sopra di lei o ritornare ai ruoli tradizionali che venivano riservati alla donna (fare figli). Anche lei viene fatta parlare, espone le sue ragioni, ma rispetto agli “scettici” di Stalker, ha una connotazione più negativa, meno dignitosa, con un’accusa velata di opportunismo.
Domenico, il pazzo di Bagno Vignoni, rappresenta il parossismo della spiritualità, quando arriva a rovesciarsi e a diventare (auto)distruttiva nel suo contrasto con il mondo materiale e convenzionale. La sua figura è il fallimento del realizzarsi della spiritualità sulla terra. E’ circondato da molti simboli, fra cui il cane, il classico rappresentate della fede (il cane è “fedele”), l’acqua che penetra nella sua dimora che è il flusso vitale delle idee e infine il fuoco, che è l’intensità della propria passione interiore, la quale finirà per bruciare il personaggio stesso. Altro significato del rogo finale è forse un’allusione ai roghi che bruciavano gli eretici, gli unici forse che avevano visto chiaro nell’(in)evoluzione umana e che perciò dovevano essere eliminati.
Il russo rappresenta forse il regista stesso, nel suo difficile percorso esistenziale pieno di incertezze, contraddizioni, speranze deluse. Il suo contrassegno è una piuma scesa dal cielo, ben stampata sui suoi capelli: è perciò il testimone, l’evangelista, lo scrittore di ciò che puro, spirituale e poetico. La sua missione si risolve simbolicamente nel tentativo di attraversare la piazza d’acqua di Bagno Vignoni con una candela accessa; tentativo riuscito a costo pure di sacrificare la propria vita. In questo atto ci sta tutta la sua missione di tramandatore e salvatore della flebile fiammella della fede, della speranza nella spiritualità umana. Una piccola e tenue speranza.
Si tratta di un film meraviglioso nella sua resa visuale e poetica, segnato però da un triste sentimento pessimistico. Rappresenta senz’altro un’involuzione, un chiudersi e un ripiegarsi di Tarkowskij nei suoi valori, ma bisogna ammirare il suo eroico sforzo nel tradurli e nel cercare di tramandarli.
ULTRAVIOLENCE78  26/12/2007 16:49:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
da quanto ho capito, e' un Rublev più maturo e pessimista...