caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

STALKER regia di Andrei Tarkovskij

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Dosto     8 / 10  14/09/2010 17:18:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Primo film che vedo di Tarkovskij. Premetto che sono un appassionato di letteratura russa(Dostoevskij è il mio Dio in terra) e apprezzo molto la sensibilità di questo particolarissimo popolo. Detto questo, si può ben dire che Tarkovskij rientri a pieno titolo in un modo di fare arte tipico dell'estremo est Europa.
I dialoghi, seppur non arrivando alla sua grandezza, ricordano per contenuti e temi, anche se non molto per stile, il grande Dostoevskij. Tarkovskij si interroga, come tutti gli artisti, d'altronde, sulla vita e sull'uomo. I temi sono tanti, molteplici ma facilmente riconducibili a questi due(lo diceva anche Giacomo in Così è la vita! eheh^^). Chiarendo subito che alcuni simbolismi non mi sono stati chiari, in ogni caso, il messaggio principale del film risulta abbastanza chiaro. Dopo aver esaminato le tre figure(quella dello scrittore la più approfondita forse ma quella dello Stalker la più umana, la meno idealizzata e, in virtù di questo, forse anche la più vicina allo stesso regista), il regista ci regala una parte finale ricca di senso e di cinismo, un grido di aiuto a cui, purtroppo, non è possibile rispondere. Sia lo scienziato che lo scrittore non troveranno il coraggio necessario per entrare nella stanza, nessuno di loro avrà la fede necessaria per ribaltare o comprovare la propria tesi. La bomba, però, non viene fatta esplodere: l'uomo preferisce rimanere nel dubbio, preferisce non avere certezze, né in positivo né in negativo, e accontentarsi di quel poco che ha nel suo grigio(a questo proposito vedere le scelte cromatiche differenti nel mondo "normale" e nella Zona)mondo.
Il loro organo per credere si è atrofizzato, queste le tristi parole di uno Stalker al quale, sconfitto, non resta altro che stendersi nel proprio letto. A dirla tutta, nemmeno lui ha la fede necessaria per entrare nella stanza dei desideri, ma forse il senso della sua fede sta proprio in questa scelta: egli trova la sua dimensione, la sua "felicità" solo quando è nella Zona. Anche lui, alla fine, però, non dimostra fede negli uomini rifiutandosi di accompagnare la moglie. E' quindi la figura più complessa umanamente, mentre il Professore e lo Scrittore si "limitano" ad incarnare due dei possibili modi di fare e di vedere dell'uomo, lo Stalker è l'uomo puro e crudo, sprovveduto, dubbioso, confuso, codardo, meschino talvolta(la scena dei fiammiferi), ma anche saggio e coraggioso.
La scena finale, però, sembra aprire uno spiraglio di speranza: nella telecinesi della bambina sembra passare il messaggio che quella Fede, quella Speranza racchiusa nella zona, rinnegata dal professore, cinicamente e codardamente rifiutata dallo Scrittore, la stessa Fede della quale lo Stalker si ciba senza riuscire a penetrarla, quella stessa Fede si ripercuote nel reale, dandogli colore.
Detto questo, non si può non apprezzare la pellicola, di sicuro va vista più volte per capire bene tutto quello che vuole esprimere(sempre che capirla tutta sia possibile). A mio parere i difetti non mancano: l'eccessiva lentezza di alcune scene risulta, a mio parere, inutilmente pesante e alcune inquadrature si soffermano veramente troppo. Inoltre la scena "d'azione" con i tre che varcano i confini della Zona a bordo della Jeep, l'ho trovata orribile e un pò fuori luogo.
Da vedere e anche rivedere(ma non a distanza di breve tempo).