amterme63 10 / 10 11/06/2006 23:08:02 » Rispondi Stalker è una grande opera di arte moderna e come tutta l’arte moderna va vista in maniera diversa rispetto all’arte tradizionale. Le opere d’arte tradizionali sono concepite dagli autori come il contenitore del loro pensiero ed hanno già un loro messaggio definito, espresso con i nostri comuni mezzi di conoscenza. Nell’arte moderna l’autore vuole che il contenitore che ha preparato venga riempito con il nostro significato, con ciò che viene generato in noi con i mezzi artificiali dell’arte (metafore, allusioni, impressioni, sensazioni) che fungono da stimoli. Invece di domandarsi “cosa significa questo film?” ci si domanda “che impressioni ho avuto? che emozioni mi ha dato? che pensieri mi sono sorti in testa?”. L’artista ci vuole stimolare a diventare parte attiva della sua opera. L’importante quindi non è capire il significato del film, ma capire e sentire noi stessi, anche nella più piccola e modesta delle emozioni. Se poi non dice niente, annoia o fa dormire, niente di male; non è necessario che piaccia e ci si può rivolgere a tanti altri bei film ‘tradizionali’. Se uno ce la fa, vale però la pena. Per me è un capolavoro perché è così pieno di spunti di pensiero profondissimo su cui riflettere ed è adatto a chi crede in una religione, ma anche a chi non crede. L’interpretazione non può essere che soggettiva. La mia (un po’ lunghetta) l’ho messa nello spoiler.
Tutto il film gira intorno al concetto di “Zona” e al suo cuore la “Stanza dei Desideri”, un po’ come 2001 di Kubrick gira intorno al monolite. La Zona non è altro che la nostra ricerca spirituale, tutto quello che l’Uomo cerca per dare un senso alla vita, un fine per l’umanità. E’ la religione per chi crede in un essere divino, le leggi etiche per i laici. La Zona è parte migliore del pensiero umano, così sembra suggerire Tarkowski. E’ un mondo colorato, con il verde, l’acqua, gli uccelli, un’eterna estate; mentre il mondo “normale” è in bianco e nero, nebbioso, triste. La Zona è fatta con i nostri concetti e quindi muta sempre, è il destino delle parole che cambiano significato in continuazione; cosìcché quello che era saldo e sicuro oggi, sarà un inganno e un trabocchetto domani. Alla meta non si arriva per la via diritta e semplice (l’apparenza dei sensi), ma con un percorso tortuoso che attraversa tutti i meandri, anche i più pericolosi e oscuri, dell’universo umano. La meta, la “Stanza dei Desideri”, è un po’ la metafora del Paradiso, dell’Utopia (il paradiso dei laici), la speranza in un futuro migliore. E’ il fine di tutte le ricerche, ma che sembra destino, per una ragione o per l’altra, non debba mai essere raggiunto; che ci sia qualcosa nel destino dell’Uomo che non lo renda capace di varcarne la soglia. Tarkowski ha fatto un film sulla fede, dando però ampia dignità e valide ragioni anche a chi non ci crede in un Dio. I tre personaggi del film sono messi tutti sullo stesso piano (anche se lo Stalker ha l’ultima parola) e rappresentano le parti essenziali e nobili del pensiero umano che hanno fatto e fanno la storia della cultura umana. Lo Scrittore rappresenta gli Intellettuali, così come si presentano nel XX secolo: scettici, nichilisti, pessimisti, sfiduciati. Non hanno più illusioni, non credono più a nulla, sono alienati e estraniati e non hanno più fiducia in nessuno. Eppure come tutti gli atei, continuano a ricercare con coraggio e guardano in faccia impietosi la realtà. Non sono però capaci di prendere in mano le redini del mondo per guidare l’umanità. Hanno troppa sfiducia nell’Uomo. Lo Scienziato è la Ragione scientifica, tecnica; quelli che stanno per i piedi per terra e considerano solo quello che vedono e sentono, ma non escludono che ci sia qualcosa che non è stato ancora spiegato. Non è però una persona cieca. Ha chiaro in testa i pericoli che corre l’Umanità anche con il contributo della sua categoria (le armi chimiche, le bombe atomiche) e soprattutto coglie il potenziale distruttivo che può avere la credenza cieca in un aldilà dove si realizzino i desideri. Per questo vuole distruggere la Stanza. Tra l’altro è una curiosa anticipazione degli attentati suicidi dei fanatici musulmani per poter avere le 70 vergini del paradiso. Alla fine però si accorge che non ne vale la pena. In effetti questa illusione ha un grosso effetto consolatorio e non potrà mai essere sradicata. Lo Stalker è la voce del Cuore, infatti ce l’ha ben stampato sulla testa. Il suo mondo è la Zona, è uno che ha fatto della ricerca la sua ragione di vita, che si trova bene solo nel mondo dei pensieri. Una persona così è disadatta a vivere nella realtà di tutti i giorni, e infatti sa di essere infelice e di fare infelice chi gli sta accanto. E’ quello però che possiede tutte le chiavi, le formule, che conosce tutti i segreti dell’animo e dei sentimenti umani ed è quello che crede, che ha fiducia o almeno, che vorrebbe avere fiducia. Però non oltrepassa la soglia, non ha nulla da chiedere o forse ha paura di un potere che non sta nella sua natura di tramite, di testimone. Qualcuno come lui ci ha provato (il maestro/porcospino, quasi sicuramente una metafora della Chiesa) ma con il denaro ha distrutto il suo essere. Il viaggio nella Zona non è stato inutile. Ognuno dei 3 personaggi ha conosciuto meglio se stesso. Si sono portati dietro il cane, che rappresenta l’anima per chi crede, il lascito di pensiero per i laici. E’ il compagno fedele del cammino umano. Ciò che rimane dopo la morte. Il finale è la parte più difficile. Secondo me Tarkowski ha voluto indicare la sua utopia: solo con l’animo del bambino che soffre si potrà fare qualsiasi cosa naturale e soprannaturale. Solo con questo spirito si potrà fare anche quello che appare impossibile. Ci sarebbero tante altre cose da dire, soprattutto sul concetto di lento/veloce e sulla tecnica del film, ma basta ho già tediato abbastanza.