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SOLARIS (1972) regia di Andrei Tarkovskij

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Ciumi     10 / 10  06/09/2009 20:04:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La solaristica negli ultimi anni non ha fatto progressi. Invero, allo sviluppo tecnologico e scientifico, non è seguito parimenti quello conoscitivo, mistico, dell'uomo col proprio subconscio.
"Parigi cambia!" diceva Baudelaire: "l'aspetto di una città, ahimè, muta più in fretta del cuore d'un uomo"

Acque immobili, arbusti inanimati, sgocciolii, silenzi; e un primo inquietante viaggio attraverso gallerie "metalliche", strade trafficate, svincoli muti: questa è l'introduzione importantissima (e sciaguratamente tagliata in un'edizione italiana) a Solaris; pianeta enigmatico, oceanico, indefinito, una distesa immensa di vapori che ha poteri straordinari, indicibili, di materializzare "ospiti" del passato, anche defunti, che sanno rigenerarsi di continuo e non possono essere allontanati.
Un viaggio stagnante che può essere accostato, come giustamente è stato individuato da molti, a quello dell'ultima parte di "2001", per potenza visiva, ambientazione e affinità tematiche: anzi Solaris sembra essere un'ulteriore astrazione del monolito, una figurazione dell'eternità, come la "casa" finale del capolavoro di Kubrick, o luogo stesso della memoria, quella soprattutto dei complessi e sofferti rapporti umani. Non un nuovo pianeta, dunque, ma uno specchio metafisico per l'umanità.

Magnetico, difficile, avvenente, e di lentezza solenne, suadente, planetaria (straordinaria la scelta del commento musicale affidato al preludio al corale di Bach, che acquista qui un valore cosmico), il capolavoro di Tarkovskij finisce là dove era cominciato; in una natura gelida, in quella casa austera, remota, rammemorata, centro del cosmo e della memoria, nucleo vitale dell'imperturbabile oceano Solaris.