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SOLARIS (1972) regia di Andrei Tarkovskij

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stratoZ     9½ / 10  03/07/2023 16:09:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Opera straordinaria di Tarkovskij, un'esperienza riflessiva unica, un viaggio nella coscienza umana profondo come altre pochissime volte si è visto nella storia del cinema (e forse un'altra di quelle pochissime volte è sempre un film dello stesso regista di sette anni dopo :) )

Per quello che ho "sentito" io dal film e cercando di semplificare tantissimo, Solaris si basa principalmente su un dualismo: essere felici o conoscere. Coscienza contro scienza, il che riconosco, mi viene difficile da esprimere a parole.

Il percorso, almeno quello interiore, del protagonista è un progressivo realizzare, di non aver realizzato, lo so che sembra un paradosso, ma la crescita e il cambiamento del personaggio principale passano attraverso queste dinamiche, da una limitata conoscenza dei fatti sul pianeta Solaris, si passa ad una parziale conoscenza dei fatti che però causerà lo scardinamento ogni certezza acquisita fino a quel momento.

Tarkovskij utilizza la fantascienza solo come tramite, più che "la risposta sovietica a 2001" di cui al limite ne può condividere vagamente le tematiche esistenziali, vedo quest'opera concettualmente più vicina - se proprio dobbiamo fare un paragone - alle esplorazioni e ai conflitti dell'animo di Bergman.

Per quanto riguarda l'evoluzione dello stile del regista russo, l'ho trovato un po' meno simbolico rispetto alle due opere precedenti, sebbene ce ne sia comunque un uso ricorrente, rispetto ad Andrej Rublev per esprimere concetti c'è un uso maggiore del dialogo e sicuramente una sceneggiatura più lineare. Fanno Eccezione alcune scene, tra cui una che ho trovato particolarmente efficace: il protagonista che ha un malore, causato dai continui sbalzi psico-emotivi, viene portato a spalla dagli altri due membri della base spaziale, la testa del protagonista muovendosi un po' barcollando impalla la luce diretta sulla telecamera, ma quando si sposta la luce torna prepotente sull'occhio dello spettatore, causando anche dei fastidi. Questa scena in particolare mi ha rimandato a pensare alla luce come alla conoscenza, che nel momento in cui viene svelata arriva addirittura ad accecare il soggetto, e non è un caso che il protagonista e lo spettatore si trovino frontalmente rispetto ad essa, vedendola dalla stessa prospettiva. Ecco questa scena l'ho trovata azzeccatissima e di un'evocatività eccezionale.

Il finale, assimilabile ma difficilmente catalogabile è la ciliegina sulla torta di un'opera spaziale(?) si può dire spaziale? Forse no perché è tanto, ma tanto, oltre, ma ci siamo capiti.