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ANDREJ RUBLEV regia di Andrei Tarkovskij

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paul     10 / 10  17/09/2004 12:23:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come pittore (anche se solo per hobby) io ho trovato tante affinità in questo artista e nella sua storia, e profonde emozioni. Vorrei sottolineare i momenti che ho sentito "miei" in modo particolare: il rifiuto di essere artista quando gli eventi sconvolgono la tua coscienza, l'arte come comunicazione, come medium per far sentire la presenza divina(l'icona), l'arte come qualcosa di popolare e nello stesso tempo come distacco. Questa importante opera cinematografica, ipnotica solenne e estasiata, mai noiosa, mai ingombrante, mi fa davvero rimpiangere un cinema che oggi non c'è quasi più, se non sopravvissuto in schegge impazzite (l'ultimo Olmi, ad esempio): un cinema indifferente ai tempi, di profondo rigore morale, ad ampio respiro. La cosa forse che mi colpisce di più è il richiamo, in tutto Tarkovskij e qui in particolare, a un bisogno spirituale, a una religiosità popolare e sentita, viscerale e vissuta, le cui radici affondano in un humus precristiano (la crocifissione nella neve) che decenni di impero comunista hanno tentato di annullare dal cuore russo, e che nel film sfocia nella "creazione" della campana prima, e della Trinità poi, cioè una religiosità che faccia davvero sentire Dio visibile e vicino. Ultimo appunto sul bellissimo bianco e nero: è così ricco di sfumature da sembrare a colori.

QUESTO COMMENTO NON E' MIO, BENSI' DEL MIO VECCHIO AMICO JP.