caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

ANDREJ RUBLEV regia di Andrei Tarkovskij

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento cash     7 / 10  29/12/2004 13:15:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
non è facile commentare un film di tale portata; per me l'analisi o il solo commento di rublev deve passare necessariamente attraverso il fatto che non ho mai digerito la produzione cinamografica sovietica. Girato in bianco e nero per omaggiare il maestro ejsenstein, ha con questo ben poco da spartire. Non parlo di ideologie e messaggi, ma di tecnica cinematografica; laddove Ejsenstain costruiva (con il suo montaggio formale) significati attraverso inquadrature brevissime, guizzi e lampi, tarkovskj sceglie la dilatazione dei tempi. Che a me risulta piuttosto indigesta. A parte stalker, autentico mattone ma assolutamente geniale in quanto puro "cinema concettuale", non ancorato a storia alcuna, il maestro è fin troppo generoso con la durata delle inquadrature. Il film è formalmente perfetto, i temi sono trattati con la forza e la convinzione che si confà ad un maestro, ma perchè incorrere in inquadrature che hanno come unico effetto collaterale quello di tediare? Chiaro, parlo per me. ma avrei davvero voluto vedervi tutti, durante la visione del film. Con circa un'ora di meno questo film sarebbe stato pressochè perfetto. vedi la parte del figlio del fonditore di campana; bella parte volta a far emergere la figura di quel ragazzino che sostiene di aver appreso dal padre il segreto; in realtà non è vero,il ragazzo si lascia guidare dall'istinto e dall'intuizione, assolute capacità intrinseche al ragatto stesso e non apprese altrimenti. Questo ragazzo, insieme ad altri eventi, redimerà Rublov, che tornerà così ad esprimersi attraverso la sua arte. E sono stupendi anche i dialoghi circa la natura del suo dubbio; quello di produrre icone e immagini del giudizio che in qualche modo terrorizzino chi li osserva. E la tensione tra spiritualità e arte che ne dovrebbe derivare è sempre presente e in primo piano. Ma per quanto mi riguarda c'è un problema; la tecnica cinematografica che non è assolutamente all'altezza di stalker o nostalghia, dove ogni inquadratura era davvero un'opera a sè, da incorniciare. Qua francamente mi sembra la fiera dell'ovvietà, con nota di demerito per la (lunghissima) parte rigurdante l'assedio dei tartari nella chiesa (tra l'altro l'unica parte non collocata cronologicamente; la vera battaglia si combattè prima della nascita di Rublov, girata in modo francamente imbarazzante. tarkovskij è il regista dell' immobilità e dell'attimo crfistallizzato, sicuramente non del dinamismo. Trovo, di conseguenza, che il vero punto di forza del film siano i dialoghi. ma allora non bastava il libro? Non basta l'ascolto delle geniali e acute osservazioni tra i diversi creatori di icone? Per quanto mi riguarda la parte prettamente cinematografica è strettamente accessoria. Andrej Rublov, uno di quei film che farebbero un figurone se trasmessi per radio.