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L'INFANZIA DI IVAN regia di Andrei Tarkovskij

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olikarin     8½ / 10  04/02/2018 04:07:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quando il cinema si fa poesia.. "L'infanzia di Ivan" è un film tanto delicato quanto crudo, con un incipit perfetto: due minuti letteralmente da sogno fanno immergere lo spettatore in una dimensione di quiete assoluta. Tarkovskij riesce a rapirci con inquadrature impeccabili, fotografia in b/n, giochi di luci e ombre, inquadrature rapide e movimenti di assestamento della cinepresa. Ivan ride, mentre osserva spensierato una farfalla che vola libera.

Ma a Ivan le ali sono state tarpate. Un grido è lo spartiacque che dal sogno ci fa precipitare bruscamente nella realtà. Il protagonista è la metafora di tutti quei bambini che la guerra l'hanno vissuta, vedendosi privati di un'infanzia fatta di corse in spiaggia e risate. Lui cresce troppo in fretta, è un bambino determinato e con un forte senso del dovere: a soli dodici anni vuole combattere ed è un ribelle che lotta per i propri ideali.

Tarkovkij descrive la guerra attraverso gli occhi di un bambino, perfetto nella sua bellezza davanti alla macchina da presa. Indimenticabile l'abbraccio tra Ivan e Kholin che scalda davvero il cuore. Ogni inquadratura ha un suo perché e un suo fascino. La bellissima sequenza del pozzo si descrive da sola: il rapporto tra Ivan e la mamma viene evocato in tre scene memorabili ed emozionanti. C'è inoltre una forte simbologia: basti pensare al secchio, alla campana, ai cavalli ma soprattutto all'acqua che è in un certo senso coprotagonista.

La pellicola non si concentra tanto sugli antagonisti o sulla guerra in sé quanto sugli effetti che essa produce su un bambino. Il regista mette sullo schermo un'infanzia che non è mai stata tale, segnata troppo presto dalla crudeltà della guerra. La scena finale è spiazzante, ma Tarkovskij non ci dà il tempo di soffermarcisi a lungo; in due sole inquadrature c'è un brusco passaggio, sia a livello sonoro che visivo: un'inquadratura mossa lascia il posto a una più stabile, un viso sfinito è seguito da uno candido, uno spazio chiuso cede il passo all'ampia spiaggia.

Il film è scorrevole, forse meno nella parte centrale. Alterna in maniera così repentina immagini contrastanti che è difficile provare una sensazione di shock durante la visione. È una storia che dev'essere interiorizzata, rivissuta a posteriori. Certe scene sono talmente dure che riaffioreranno nella nostra mente prima o poi, magari prima di dormire o guardando la pioggia dietro il vetro di una finestra..