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BRAZIL regia di Terry Gilliam

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Ciumi     8½ / 10  08/12/2009 18:43:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il futuro auspicato da Gilliam/Orwell è sì assurdo e iperbolico, ma nello stesso tempo kafkianamente plausibile, col suo cinismo ipocrita, col suo autoritarismo corrotto, col suo apparato burocratico opprimente.
Le mura della città covano una selva di tubature, costruzioni mastodontiche contengono immense sale o claustrofobici sgabuzzini, mentre bizzarri marchingegni, tra l’avveniristico e lo sgangherato, figurano in ogni luogo.
L’ingenuità del sogno (fantasticamente rappresentato) d’amore puro e di totale libertà, si scontra contro i lastroni a forma di palazzi, deve lottare con un gigante orientale e con un esercito di mostri-bambole che sono l’irrazionalità e le stravaganze stesse del regista.

La passione per il grandangolo di Gilliam, e la sua visionarietà barocca, che molto bene s’adattano alle atmosfere della storia, fanno pensare al Welles de “Il processo” (seppure l’omaggio più plateale sia per “la scalinata di Odessa” di Ejzenstejn).
“Brazil”, anche il titolo sembra volere rispondere alla logica surrealista della pellicola.