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BRAZIL regia di Terry Gilliam

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ULTRAVIOLENCE78     8 / 10  22/01/2008 13:41:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il film si presenta come una rilettura di "1984" di Orwell, ma in esso si palesano chiari riferimenti ad altri importantissimi romanzi, quali "Il processo" e "Il castello" di Kafka" e "Farheneit 451" di Bradbury". Ne viene fuori un'opera estremamente grottesca e surreale, in cui Gilliam rappresenta il Potere nella sua immagine più becera, degradante e alienante: è la raffigurazione di un Potere arrogante e invasivo, che detta le sue leggi attraverso il controllo della vita privata dei cittadini, il degrado culturale, l'ignoranza, i canali mediatici e una inaccessibile e incomprensibile burocrazia. Il mondo dipinto da Gilliam, dunque, è un mondo appiattito, irregimentato in regole ferree e vuote, e alieno da qualsiasi forma di arte e cultura. L'unica scappatoia a questa realtà cupa e vacua è la fantasia e il sogno. La dimensione onirica e visionaria (rappresentata dal regista con un tono felliniano) del protagonista è l'ancora di salvezza per quest'ultimo: "l'ultima spiaggia" dovre trovare gli unici momenti di felicità e serenità.
Quantunque il Governo di questo immaginario Stato oppressore (tratteggiato come una sorta di parodia della dittatura nazista) controlli la vita di ciascuno dei suoi sudditi attraverso una capillare e meticolosa raccolta delle informazioni e una burocrazia spietata, non riuscirà tuttavia a privare questi ultimi della possibilità di evadere e vivere liberamente nei loro sogni. A quest'ultimo proposito, il finale del film è eloquentissimo.
Spassosissimo come sempre Bo Hoskins; ruolo inusuale e insolitamente breve (ma non marginale) per De Niro.
Azzecatissimo il tema musicale "Aquarela do Brasil" (sulla cui falsa riga sono stati creati gli altri motivetti che compongono la colonna sonora), che richiama chiaramente la dissonanza tra la realtà esterna, sterile e grigia, e quella interiore, colorata e vitale.