Lucignolo90 9½ / 10 06/11/2013 00:01:15 » Rispondi Matura in questo film e nei seguenti "Ordet" e in Gertrud lo stile definitivo che verrà ad assumere il cinema di Dreyer: film girati in interni, a sottolineare l'opprimente e spartano stile di vita che la religione imponeva al tempo della riforma luterana. La natura è immensa, ma è "fuori", è breve svago illusorio; anche una passeggiata nel maggese di un campo provoca smarrimento, e vi è la nebbia che offusca e il vento che tormenta. La visione antinaturalista che si piega al processo mentale emotivo del regista è il marchio di fabbrica di Dreyer; che riesce a rendere anacronismi come quello della caccia alla strega (pure realmente verificatasi ma in tempi ancor più remoti) sempiterni e la figura della donna oppressa è l'universale ritratto della martire che è presente in gran parte dei suoi film, sia essa condannata ingiustamente a bruciare sul rogo come nella Passione di Giovanna D'Arco e in questo film, abbandonata in Gertrud o gravemente malata in Ordet. Tecnicamente all'avanguardia nel taglio dell'inquadratura, superbo nei primi piani, intensissimi, si dimostra ben più cinematografico di quanto la messa in scena all'apparenza teatrale potrebbe far supporre; se possibile il regista darà ancor più il meglio di se in Ordet (La Parola), che ho apprezzato anche di più