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DIES IRAE regia di Carl Theodor Dreyer

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ULTRAVIOLENCE78     8 / 10  10/02/2009 12:50:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un film tanto profondo e intenso quanto pesante, poiché fondato su una struttura narrativa esaperatamente lenta, a sua volta amplificata dalla cifra registica adottata da Carl Theodor Dreyer: il montaggio è ridotto all’osso, mentre prevalgono le inquadrature fisse, nonché movimenti della mdp e carrellate lievi che accompagnano l’azione in tutto il suo “incedere strascicato”.
Si tratta, ad ogni buon conto, di un’opera fondamentale della cinematografia mondiale: una pellicola permeata di esistenzialismo, nella quale si avvertono gli echi “kierkegaardiani” sull’avversione contro l’esiziale e fatuo formalismo ecclesiastico (esemplato da uno dei periodi più bui della storia della Chiesa), che si pone come la negazione del più puro concetto di cristianesimo, basato invece sul personale, interiore e diretto rapporto tra l’io e Dio.
C’è poi molto pessimismo (probabilmente indotto anche dal contesto storico: l’invasione della Danimarca da parte del regime nazista): un pessimismo che “si tocca con mano”, in virtù delle atmosfere scure e dei giochi di ombre sapientemente riprodotti dal regista danese, e che si fa strada con le riflessioni sulla misera esistenza dell’uomo, dove “dietro ogni felicità si nasconde un peccato”. Una esistenza, dunque, ove la gioia sembra essere soltanto un miraggio, come manifesta il contrasto scenico tra il momento –l’unico- in cui Martin e Anne si ritrovano spensierati ad immaginare il loro futuro (nel quale la serenità dei due amanti si riverbera sull’ambiente circostante) e quello successivo che segna l’incipiente rottura tra i due (nel quale, invece, alla minaccia della fine del loro idillio fa da risonanza la rappresentazione di una natura nebbiosa e inquietante); un’esistenza dove la libertà e l’amore vengono surclassati dal senso di colpa e dall’odio.
Il finale è un esempio altissimo di climax emotiva, e costituisce uno dei momenti cinematografici più potenti sull’impotenza del soggetto di fronte all’inoppugnabile e tragico corso degli eventi.