quaker 10 / 10 02/06/2007 21:51:27 » Rispondi Dreyer, scomparso dalla circolazione per molti anni, dopo essere stato uno dei protagonisti del cinema muto, girò questo film nel '43, quando la Danimarca era occupata - ormai da oltre due anni - dai nazisti, al cui ingresso nel Paese non era stata opposta resistenza. Il Re Cristiano girava però per le strade di Copenaghen con la stella di Davide, che gli ebrei erano stati costretti a mostrare. Tutto questo ha attinenza con il film (tratto da un romanzo dei primi del '900), che, secondo me, deve essere inquadrato in questo particolare, tristissimo momento della storia danese. Il film è profondamente religioso e in un certo senso femminista, ed è nello stesso tempo, un atto di accusa sia verso la religione dominante, pura apparenza (come quella della vecchia suocera di Ann), ma anche contro le rigide convenzioni sociali della società puritana, in nome della libertà e dell'amore. Scarno, essenziale, girato prevalentemente in interni, quasi in un palcoscenico, ma con un senso dell'inquadratura, e, soprattutto, della luce, veramente eccezionali.
La scelta finale di Ann che si autodenuncia per un crimine che non ha commesso, e che non esiste (la stregoneria era solo la preparazione di rimedi medici popolari e tradizionali) solo perché tradita da Martin che crede alle parole d'accusa della nonna e si schiera con lei (il tutto è realizzato registicamente in maniera mirabile) ricorda appunto la scelta di Cristiano di Danimarca di voler essere ebreo.