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L'UOMO LUPO regia di George Waggner

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Jolly Roger     9 / 10  02/05/2013 00:36:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ci sono due considerazioni da fare su L'Uomo Lupo.
La prima, è che stiamo parlando di un film del 1941, quindi ben SETTANTADUE anni fa.
Non si può prescindere, giudicando un film, dal considerare la sua età. Questo perché il film riflette la mentalità collettiva del periodo in cui viene girato, che necessariamente col tempo cambia. Inoltre, alcuni elementi del cinema di allora, che ora sono considerati difetti, a quell'epoca non lo erano: ad esempio, la lentezza (carica di aspettativa), unita ad un finale abbastanza sbrigativo.
La seconda considerazione, è che questo film è stato il primo film sul Lupo Mannaro ad entrare nelle nostre case a mezzo tv (in realtà c'era un altro film precedente, ma ha avuto molto meno successo).

Pertanto, questo è il film che per primo ha codificato l'aspetto del licantropo, con una caratterizzazione che è rimasta in essere per un paio di decenni nella coscienza collettiva...Che è quanto basta per togliersi il cappello!

Ma ora passiamo a parlare un po' del film in sè.
La storia è molto semplice; conseguenza ovvia di un film che è tra i primi ad aver come oggetto la licantropia, un film pioniere che viene girato in un mondo in cui la licantropia - per lo meno a livello cinematografico - è quasi sconosciuta. Un tempo non serviva creare trame così elaborate per un film horror - perché spesso le persone erano già spaventate dall'idea in sé di vedere un film avente ad oggetto determinate tematiche (basti pensare all'Esorcista, per esempio). Inoltre, l'oggetto del film prescinde dalla storia: essa è un elemento assolutamente secondario, di fronte a quello, invece, primario, costituito dalla Maledizione. Essa è la condizione di un uomo che, travolto da un unico evento di cui non ha nemmeno colpa, non riesce più ad avere il controllo del proprio essere, delle proprie azioni, finendo col fare del male persino alle persone che ama. Il Lupo Mannaro, prima di essere carnefice, è soprattutto - egli stesso per primo - una vittima, incapace di fermare gli eventi se non organizzando il proprio sacrificio attraverso l'opera di altri.
L'atmosfera è molto curata. E' un film in bianco e nero, ma guardandolo, ho avuto la sensazione di vedere tutti i suoi colori e i suoi profumi: il freddo della notte, il buio del bosco, il grigiastro umido della nebbia.
E ancora: il calore di un salotto in una ricca villa di campagna, in cui le persone sono immerse in discussioni, indagini e scontri verbali, tra chi crede che la licantropia sia solo una malattia della psiche e chi invece crede che sia una ignota ed inspiegabile maledizione.
L'Uomo Lupo, nel 2010, è stato oggetto di un degno remake, Wolfman. Anche il remake è molto carino, la storia è stata arricchita di qualche particolare, il cast gode della carismatica presenza di Anthony Hopkins, ma soprattutto l'ambientazione e la fotografia sono state molto curate, come nel predecessore.
Tirando le somme, il mio voto è motivato dal riconoscere a questo film quel valore storico che, nonostante il passare del tempo, resta immutato.