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LA MOGLIE DI FRANKENSTEIN regia di James Whale

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Godbluff2     6½ / 10  17/12/2022 19:05:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'ho apprezzato anche un po' meno rispetto al primo capitolo; come il predecessore si porta sulle spalle tutto il peso del tempo e tutti i limiti che poteva avere un b-movie hollywoodiano degli anni '30 per quanto riguarda scrittura dei personaggi, sviluppo narrativo, certe interpretazioni degli attori; per controbilanciare, tuttavia, c'è l'indubbia cura per la messa in scena da parte di Whale, la costruzione scenografica e il lavoro delle luci e delle ombre nella fotografia soprattutto nelle sequenze finali del film, oltre all'aver inserito qui maggior sviluppo e maggior spessore alla figura della Creatura.
Vari aspetti di questo "The Bride of Frankenstein" recuperano parti del romanzo di Mary Shelley assenti nel primo film (l'idea della compagna per la Creatura è presente anche nel romanzo anche se ha sviluppi differenti, così come lo sviluppo del rapporto tra Creatura e creatore-padre).
Il tema del mostro-vittima e della cieca incomprensione umana nei confronti del diverso è ben messo in scena nel complesso ed è, fortunatamente vista la centralità assoluta del tema nella storia, la parte migliore del film; bella la sequenza nella capanna del cieco e quella della creazione della Sposa.
Ci sono anche dei notevoli effetti speciali in alcune sequenze.
Troppo spesso però le sequenze risentono della loro leggerezza da film di serie-B e dialoghi, personaggi e situazioni rivelano uno spessore grossolano, se non inesistente, con "relief" da commedia qua e là veramente mal riusciti (a proposito, la vecchietta sembra un personaggio della Marchesini, cinquant'anni prima dei personaggi della Marchesini, ma meno divertente)
E, a proposito di divertimento, ammetto di avere una certa difficoltà nel visionare i Frankenstein di Whale senza scoppiare a ridere per le immagini e le battute corrispondenti del Frankenst(ìn)ein Jr. di Brooks, che ne è parodia quanto omaggio rispettoso e devoto.
Come adattamento sconta l'edulcorazione hollywoodiana, di nuovo, come nel primo, un forzatissimo e stucchevole lieto fine-salvezza della coppietta innamorata e in salvo, una scelta che cozza molto con i toni ben più furiosi, disperati e violenti del romanzo di Shelley, con la (sempre presunta) fine della Creatura che rovina il suo disperato percorso oscuro, il suo odio sviluppato subendo continuamente l'odio altrui (aspetto giustamente mostrato per l'intero film, il che porta naturalmente a provare compassione per quel poveraccio di patchwork umano), decidendo molto gentilmente di lasciare andare sano e salvo il suo creatore, tanto per rilassare il pubblico in sala e i produttori.
Molto iconica la figura della "Sposa" interpretata da Elsa Lanchester, che appare per pochi attimi di film ma rimane a livello figurativo un personaggio rimasto memorabile.
Ci sono idee carine, come il prologo che chiama in causa una delle colte serate tra Lord Byron e i coniugi Shelley (Mary è interpretata sempre da Lanchester), con Mary che racconta al marito e all'amico un ipotetico seguito del suo romanzo, in una serata che è anch'essa un immaginario seguito di quella che (con la presenza anche di Polidori), appunto, "diede vita" e ispirazione a Mary per "Frankenstein"; ma ci sono anche errori purtroppo rimasti nell'immaginario collettivo: a volte infatti qui si comincia a riferirsi alla Creatura come Frankenstein, l'errore storico, appunto, sebbene per quasi tutto il film lo si chiami più correttamente "Il Mostro".
Nel complesso, pur confermando il talento registico di Whale, che non è da mettere in dubbio, questo vecchio classico dell'orrore oggi, quasi un secolo dalla sua uscita nei cinema, sconta come il suo predecessore e altri titoli del genere più o meno coevi la sua natura da "film di serie B" (parlando a livello produttivo, più che altro) e non è facile superarne oggi certe "grossolanità" e ingenuità. Rimane un film molto carino, un piccolo classico del vecchio orrore cinematografico ma, sia come adattamento del romanzo, come il primo film, sia come prodotto cinematografico in se, tende a scricchiolare un po' troppo spesso.