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MANIAC regia di William Lustig

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Invia una mail all'autore del commento Weltanschauung     8½ / 10  07/09/2012 12:51:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Maniac è il capolavoro di William Lustig, nonché uno dei più grandi film sui serial killer mai realizzati.

Un enorme Joe Spinell interpreta il protagonista Frank Zito, un uomo ordinario, che di giorno si mimetizza perfettamente nel contesto sociale in cui vive, per poi far emergere di notte la sua follia che lo porta a seminare il panico a New York a causa di una forte misoginia di stampo edipico.

Zito trascorre le sue giornate a contatto con lo squallore metropolitano e la sua inquietante stanza colma di bambole e manichini.
Tra atmosfere altamente claustrofobiche, il protagonista fa percepire allo spettatore le sue sensazioni attraverso dei monologhi agghiaccianti direzionati verso un costante crescendo di follia.
Gli effetti sonori che accompagnano le sue gesta sono respiri affannati e sussurri dissennati che creano un costante clima di tensione.

La notte Frank esce ad adescare le sue vittime, prevalentemente prostitute o coppie, su cui si scaglia con feroce sadismo eseguendo scalpi sui loro corpi per poi addobbarci i manichini nel suo covo.
Un giorno, dopo essersi fatto sfuggire una giovane donna, si lascia trasportare dalle sue paranoie, va al cimitero dalla madre, la vera protagonista del film, seppur in modo indiretto, e poi rientra a casa dove paure e rimorsi lo attagliano sino a che i manichini si animano e lo fanno a pezzi in un delirio di splatter( il buon Tom Savini agli effetti speciali)...

Lustig nel 1980 riuscì a modellare con grande mestiere i disturbi di un uomo metropolitano in conflitto con l'universo femminile, senza per questo avventurarsi in indirette analisi psicanalitiche.
La regia dell' americano fu difatti gelida e distaccata, il suo unico obiettivo fu quello di accompagnare lo spettatore all'interno del progressivo delirio del protagonista, attraverso i suoi sospiri ansiosi, la sua lugubre stanza dai colori viola e le sue notti dove si amalgamavano incubi, pensieri, dolore e realtà.

Da un punto di vista tecnico c'è da dire che, nonostante il low budget, William Lustig dimostrò grande perizia dietro la macchina da presa, apprezzabile l'utilizzo di lenti per distorcere le immagini, le carrellate, gli zoom e le cupe soggettive.
Un esempio su tutti fu la scena della metropolitana dove la tensione venne gestista con maestria.
Chiaramente lo stile è debitore al genere, nell'opera difatti appaiono evidenti gli omaggi agli italiani Fulci, Lenzi e Argento, oltre che al climax Carpenteriano e soprattutto ad un film come The Driller Killer di Abel Ferrara, vicinissmo nel pathos.

Il merito maggiore va in ogni caso al grande Joe Spinell, indimenticabile la sua intensa maschera, la sua recitazione claustrale, il suo volto deturpato, il suo sguardo alienato ed i suoi tremendi dialoghi interiori affannosi e oscuri.
Un plauso anche alle musiche di Jay Chattaway in grado di accompagnare splendidamente le sensazioni stagnanti scaturite dalla visione.

Maniac è un film intramontabile, dalla fotografia realistica in stile documentaristico e con una sceneggiatura volutamente sporca, avversa a qualsiasi estetica, nel suo tentativo di rappresentazione del degrado delle metropoli statunitensi.