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DIVERSO DA CHI? regia di Umberto Carteni

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  31/03/2009 19:58:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Contrariamente alle più nefaste previsioni, "Diverso da chi?" è stata una graditissima sorpresa... la "coppia perfetta" Gerini/Argentero, almeno dal punto di vista estetico, non ricalca altro che il titolo di un delizioso film di Altman ma sembra fare il verso al canovaccio da sit-com del pessimo canto del cigno di Schlesinger: tuttavia la sceneggiatura è brillante, i dialoghi briosi e misurati, gli interpreti moderatamente azzeccati e Piero/Argentero o Adele/Gerini sono sicuramente più convincenti di M.a.d.o.n.n.a. e Rupert Everett.
Sorpresa? Sì perchè è un film italiano pur con qualche enfatizzazione di troppo o pretese (appunto) da sit-com televisiva, comunque godibile e divertente nonostante un finale tirato per le lunghe e francamente un pò prevedibile.
E non è soltanto un film sui gay, anzi: la parodia dei candidati sindaci (tipo "prendiamo un c.o.g.l.i.o.n.e qualsiasi e poi vediamo") e dell'eutorage di politici-macchietta attorno a loro (strepitoso Catania), con quell'opportunismo vigente che non risparmia alcuna coalizione (Dico Pax e interessi di poltrona compresi) non avrà la profondità/seriosità ideologica del Moretti di "Palombella rossa" ma centra comunque il bersaglio.
E poi fa davvero molto molto ridere: frasi come "io faccio politica da quando avevo 13 anni" (cfr. Gerini) o "La gente non crede neanche più all'evidenza" o magari anche il disagio di Argentero quando scambia la chiusura imminente di un'asilo per un'area di occupazione sociale (cfr. gli elettori che fanno qualsiasi cosa per difendere i propri diritti e seguono alla lettera i candidati) fanno sbellicare dalle risa.
Certamente il film non ha il coraggio di difendere fino in fondo il suo messaggio, arrivando a dichiarare seraficamente il concetto di coppia aperta (moderna) come alienazione popolare (e suggestiva) a un paese populista e ultraconservatore: poco male.
La città vituperata è Trieste, ed è davvero una scelta difficile da comprendere: un porto franco, di frontiera e di diverse culture come la San Francisco dei tempi di Harvey Milk?