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MILK regia di Gus Van Sant

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Invia una mail all'autore del commento logical     7 / 10  24/01/2009 01:35:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Da mesi il cinema latita o affonda nel qualunquismo borghese internazionale, poi, di colpo, prima W. di Oliver Stone e poi Milk, due film 'ritardati', postdatati e con una sinistra affinità.
Io amo la propaganda, la capacità di concentrare l'attenzione sempre e solo su di un aspetto, quello migliore, quello destinato a vincere; entrambi plaudono a degli eroi, Stone agiograficamente negativo, van Sant agiograficamente positivo. Storie americane e quindi universali, come i miti greci probabilmente. Ma Gus Van Sant aveva il dono dell'astrazione, la capacità di stare indietro un passo dalla realtà e sapeva raccontare storie sapendo divagare, fermarsi, raccogliere vari desideri sparsi.
Questo film ha un soggetto che lo irrigidisce, lo preoccupa, lo priva di quella morbosità visionaria che gli ha permesso di filmare il niente della testa di Kurt Kobain o le ansie di uno skater in un parco giochi. Sente il peso della storia, ne perde l'ironia, il dramma, il trasporto, il sesso, deve solo e sempre raccontare. E' come una lunga telefonata di un amico che si è lasciato col fidanzato e che si deve sfogare e parlare e non farti perdere nemmeno un particolare del suo dolore. Noi lo amiamo e diciamo sì con la testa, sì con la bocca e nel frattempo pensiamo a quando sarà ancora innamorato e vorrà fare un film su un marinaio che guarda il mare o sui recordmen del cubo di Rubik e le loro mani veloci o qualunque altra cosa che gli liberi la testa e che ci lasci anche respirare.
Il tributo a Milk e alla sua luminosa impresa è fatto, ora Gus sei libero.
maremare  27/01/2009 00:26:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
sempre un piacere leggerti.
concordo in toto col tuo arguto commento.