Cagliostro 4 / 10 06/09/2009 18:15:26 » Rispondi Insulso e quasi offensivo adattamento della pièce scritta negli anni venti da Noel Coward, già portata al cinema da Alfred Hitchcock nel 1928. Stephan Elliot, regista elegante e capace, come ha già fatto in passato si dedica anche alla stesura della sceneggiatura con risultati francamente mediocri e decisamente dimenticabili. Questa versione di Easy Virtue è drammaticamente snob (sine nobilitate), non diverte né fa mai veramente ridere, è presuntuosa, pretenziosa e si prende dannatamente sul serio.
Come accennato la regia è elegante e di buona qualità, così come l'operato di tutto il cast artistico. Eccellenti Colin Firth e Kristin Scott Thomas. Sono interessanti anche le musiche, che nel loro melange fra vecchio e nuovo accentuano la tematica di fondo della decadenza e progressiva scomparsa del vecchio mondo a vantaggio del Nuovo Mondo. Tuttavia il buon lavoro svolto da questi artisti non riscatta un prodotto senza anima, privo di qualsiasi vera originalità, fondamentalmente vanesio e volgare. Amerika Uber Alles...
LoSpaccone 06/09/2009 18:37:56 » Rispondi Hai assistito a qualche rappresentazione teatrale della pièce di Coward?
LoSpaccone 07/09/2009 10:54:16 » Rispondi secondo te in cosa difetta il film rispetto al testo teatrale?
Cagliostro 10/09/2009 15:48:56 » Rispondi Allora ti premetto un paio di cose: il film è in certa misura piuttosto fedele al testo teatrale e ne riporta anche alcuni (ma solo alcuni) dialoghi così come sono stati scritti da Coward. Aggiungo anche che questo film non può essere neppure definito un remake dato che la pellicola diretta da Hitchcock era un film muto, e questo era già di per sé abbastanza assurdo, dato che Coward era celebre proprio per la lucidità, la velocità e la sagacia dei dialoghi. La sceneggiatura di Elliott e di Jobbins, tuttavia, è piuttosto piatta e monocorde proprio nei dialoghi (che in effetti per un film di questo tipo sonoi la cosa più difficile da scrivere). I dialoghi difettano di effervescenza e di tutta l'ironia punmgente di Coward. Se hai letto il testo teatrale saprai certo a che cosa mi riferisco! Si potrrebbe dire che gli ingredienti c'erano tutti, ma, quando il docle è stato messo in forno, i cuochi hanno dimenticato di accendere il fuoco. Inoltre non ho apprezzato neppure i mutamenti "Sociali" rispetto al testo di Coward come ad esempio:
introdurre la problematica dell'eutanasia; il fatto che nel testo originale durante il ballo sia Larita a rifiutarsi di danzare con marito e ad invitarlo a ballare con la sua ex (non suggerire alla ex di sposarlo), approfittandosi poi del ballo per andarsene non vista da nessuno ad eccezione del maggiordomo; il fatto che la copia della venere di milo nella pièce viene rotta da Larita incidentalmente quando lei scaglia il libro di Proust; Il fatto che il precedente matrimonio di Larita finisce in un a causa di divorzio per l'epoca scandalosa...
e potrei continuare a lungo. sono tutte modificazioni che cambiano e non di poco il testo originale e la valenza dei personaggi. E il tutto petrché gli autori, al contrario di Noel Coward, si prendono maledettamente sul serio. Cmq non ci sono problemi: a te il film è piaciuto, a me no. non mi sembra ci sia molto da discuterne. a me, personalmente alcuni dialoghi mi hanno infastidito per la loro retorica supponenza. E questi sono dialoghi che non sono usciti dalla penna di Coward, ma da quella di Elliott. Spero di essere stato esaustivo.
LoSpaccone 11/09/2009 13:08:40 » Rispondi Certo che sei stato esaustivo, io la commedia non l'ho letta però mi chiedo: i film di questo tipo vanno valutati solo in base alla fedeltà al testo da cui sono tratti o invece andrebbero valutati in quanto "film"? Perchè se no è come se si volesse affermare a prescindere una certa superiorità artistica e morale del teatro rispetto al cinema.
Cagliostro 11/09/2009 13:24:32 » Rispondi no, non volevo affermare questo. prorpio perché il linguaggio cinematografico è differente da quello letterario e da quello teatrale, io trovo spesso impossibile una perfetta fedeltà al testo originale. Però se prendi ad esempio un film come Il Padrino, in esso ritrovi e riconosci perfettamente l'anima del romanzo di Mario Puzo. In questo film, invece, non ho riconosciuto l'anima dell'opera scritta da Coward. quindi mi domando: perché non scrivere qualcosa di nuovo anziché trasporre malamente un'opera di ottant'anni fa?