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IL CACCIATORE regia di Michael Cimino

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stratoZ     9½ / 10  09/02/2024 14:25:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

In occasione del 45esimo anniversario della pellicola ho avuto il piacere di rivedere in sala "The Deer Hunter" restaurato, opera che considero tra i migliori film di guerra mai fatti, ma, come accade per altre pellicole degli autori più creativi di quegli anni - sapete già che sto parlando di Coppola, Forman, Kubrick e via dicendo - va ben oltre il genere bellico, includendo sensazioni molto forti, contrastanti, agrodolci, tipiche del dramma e dalla forte componente empatica che lo fa sfociare anche in emozioni tipiche del buddy movie.

Nella sua corposissima durata "The Deer Hunter" da la forte impressione di essere diviso in atti, o addirittura in veri e propri blocchi, con la prima parte che da una forte linfa vitale al film, introducendo questo gruppo di amici, buona parte dei quali lavorano in fabbrica, nella loro quotidianità e nei loro hobby ma soprattutto impegnati con l'imminente matrimonio di Steve e la loro passione per la caccia, che praticano spesso e volentieri in gruppo nelle montagne della Pennsylvania. E' un primo atto dal sapore gioioso, ricalca molto bene i rapporti d'amicizia tra i ragazzi e regala molti momenti ad alta emotività, tra le scaramucce tipiche tra amici agli amori non detti e quelli nascenti, tra i momenti di condivisione agli scherzi - come quello della macchina mentre salgono in montagna - alle incomprensioni con qualche scatto d'ira alimentato dai fiumi dell'alcool che scorreva al matrimonio, oltre alle splendide scene di ballo, poco coreografate e molto improvvisate che proprio per essere così grezze danno una forte sensazione di spontaneità, uno dei fattori chiave è che tutti questi momenti narranti l'amicizia e gli amori non sono per nulla patinati, anzi hanno una rappresentazione così semplice e sincera da lasciare sbalorditi e creare una forte empatia nello spettatore, viene rappresentata l'amicizia mascolina un po' all'antica, fatta di birre, locali, turpiloquio e rapporti altalenanti, però vi è quel sottofondo di spensieratezza che da un po' il sapore malinconico alla vicenda, soprattutto perché già aleggia l'ombra del Vietnam che sta per arrivare nelle vite dei personaggi, dato che già più volte viene nominato.

Con un brusco taglio, passando da una sgangherata canzone cantata in gruppo in balia dell'ebbrezza ad un cruento combattimento in Vietnam viene introdotta la seconda parte, quella che cambierà per sempre la vita dei personaggi, qui i tre arruolati ancora insieme, verranno catturati dai vietcong e finiranno in balia dei loro deliri violenti e totalmente disumani, finendo per giocare sotto costrizione alla roulette russa, una scena in cui la tensione diventa dilaniante, che diventerà anche un leitmotiv del film, in cui grazie alla sorte ma anche ad un bel po' di coraggio, riusciranno a farla franca, con Mickey che riuscirà a tornare a casa, Nick si perderà nel giro delle scommesse della roulette russa e Steve sopravvivrà ma sarà totalmente malconcio con tre arti amputati.

Il congedo di Mickey sembra un ritorno alla quotidianità, ma una volta lì si renderà conto che è tutto diverso, i personaggi in guerra in qualche modo hanno perso tutti qualcosa, che sia fisicamente o psicologicamente, se Steve sarà costretto per sempre all'invalidità e alla sedia a rotelle, l'apparente sanità di Mickey non è così scontata, sebbene sia ampiamente quello a cui è andata meglio, mostra un forte distacco dalla realtà, l'incapacità di essere soddisfatto o godere a pieno della vita, come si vede nei momenti in cui riprova ad andare a caccia nel nuovo confronto col cervo, ma anche il rapporto con Linda, alla quale era molto legato emotivamente sembra non essere lo stesso, si vede un Mickey come incapace d'amare, poco presente, probabilmente ancora in balia degli orrori vissuti.
Il personaggio di Nick invece, ha sviluppato i traumi psicologici peggiori, lo shock della guerra l'ha trasformato in un soggetto autodistruttivo che si è dato alle scommesse con la roulette russa, ormai incurante della propria vita e quasi catatonico al punto di non riconoscere più nemmeno Mickey. Entrambi ci regalano una di quelle scene che considero da manuale del cinema: il confronto finale alla roulette russa, con quello sguardo allucinato di Walken perso nel vuoto, un misto di follia e sconforto, con quella tensione così forte da farmi strizzare gli occhi, avevo quasi voglia di non vederla quella scena.

Il finale riconciliante fa trasparire il dramma di fondo ma tutto sommato ha una forza catartica non indifferente, gli amici tornano alla loro ritualità dopo il grande shock e la vita sembra riprendere pian piano come prima, lasciando con sé una forte malinconia e la piena consapevolezza di quello che è accaduto, ormai diventato impossibile da cancellare.

Cimino dirige egregiamente un cast affiatatissimo, da un De Niro protagonista in forma strepitosa, immenso nei suoi momenti istrionici, come quando è sotto sequestro dei vietcong, ma anche molto empatico e riflessivo, mostrando nella seconda parte un grosso cambiamento e un'amara presa di consapevolezza. Walken, che ha vinto uno degli oscar più meritati di sempre mostra perfettamente la sua discesa nella follia - vogliamo parlare dello sputo a De Niro totalmente improvvisato? -
Poi scende la lacrimuccia per Cazale, malato terminale di cancro che sarebbe andato via prima della fine delle riprese, nel suo solito personaggio caratteristico un po' impacciato un po' fuori dal mondo che aggiunge una sana ironia di fondo, specie nella prima parte.

Dalla messa in scena mastodontica, con una forte dilatazione dei tempi "The Deer Hunter" è un film fortemente emotivo, uno dei primi di una fortunata serie di cult e capolavori sul Vietnam o comunque correlati ad esso - mi viene in mente anche "Big Wednesday" di Milius che in alcuni frangenti mi ha rievocato emozioni simili -
Appassionante e sentito, con la colonna sonora alla chitarra acustica di Myers dalla forte carica poetico/malinconica e la forza distruttiva della guerra che come la roulette russa - metafora perfetta devo dire - spezza le vite così casualmente.