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FUNNY GAMES (1998) regia di Michael Haneke

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Ciumi     8½ / 10  14/09/2009 12:51:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una casa in campagna, una comunissima famigliola in vacanza. D’improvviso irrompono due equivoci giovanotti vestiti di bianco (il riferimento ai drughi di “Arancia meccanica” è palese), ha inizio una “partita a golf” come non si era mai vista.
Chi sono? Da dove vengono? Perché lo fanno? Perché no? Risponde uno di loro. Vengono “dalla parte del lago”. E sono personaggi prettamente televisivi. Hanno in mano il telecomando; ammiccano spesso alla telecamera invitandoci a partecipare al gioco; dove le regole, ovviamente, le stabiliscono loro.
O meglio, le ha stabilite il regista, che ha scelto per un’intera giornata di stare dalla parte loro.
Inquadrature statiche, ambienti rigidi, violenze (gratuite, è il caso di dirlo, non c’è nessun prezzo da pagare per il biglietto) fuori campo che fanno pensare soprattutto al Bresson di “Un condannato a morte è fuggito”.
Haneke riempie la pellicola di elementi borghesi - la musica classica, il golf, la villetta, la barca - che usa come armi per percuotere essi stessi. A Handel sopravviene Zorn. Le mazze divengono strumenti d’intimidazione e di tortura. La villetta una casa d’orrori e la barca un traghettare verso la morte.
Il gioco a cui siamo invitati ci mette a disagio. Ci attira ma rifiutiamo di prenderne parte.
Non serve, si può stare comodamente seduti, tanto ci sono quei due che lo fanno per noi.
Ciumi  14/09/2009 15:02:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una casa al lago, in verità, non in campagna.