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IMAGO MORTIS regia di Stefano Bessoni

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Jolly Roger     5½ / 10  19/03/2015 00:14:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Difficile commentare questo film.
Difficile perché il cuore va da una parte, ma la testa va dall'altra…
Il cuore propende ovviamente dalla parte della passione che in maniera evidente è stata profusa in questo film, sia dal regista che dagli attori (tra l'altro non sono d'accordo con chi sostiene che il protagonista reciti male, perché impacciato e un po' pusillanime: è proprio il personaggio ad avere queste caratteristiche, perciò l'attore le interpreta benissimo).
In direzione opposta va la testa, che mi impedisce di negare quanto questo film sia lento, fiacco, esageratamente tirato per le lunghe. Ma il vero difetto di questo film sta nel fatto che è deboluccio. Deboluccio nel filo logico, nella credibilità, nella spiegazione finale. Il filo conduttore della trama, ovvero l'ossessivo (e poco giustificabile) interesse ossessivo delle persone - in particolare dei professoroni universitari - nei confronti di questo strumento, denominato Thanatoscopio, non si regge molto in piedi. Non si capisce perché questi presunti luminari, o anche dei semplici studenti, siano addirittura disposti ad uccidere altre persone ai soli fini di utilizzarlo, come se il fine artistico di rappresentare la realtà attraverso questo Thanatoscopio prevaricasse qualsiasi limite moralmente accettabile.
Pare proprio che abbiano preso l'idea di Dario Argento, quella secondo la quale l'ultima immagine vista da un morto resta impressa sulla retina - che però in 4 Mosche di velluto Grigio era un solo un dettaglio, anche se fondamentale - per costruirci sopra un intero film.
Un intero film su questa cosa.
Conseguenza inevitabile di ciò è che la trama finisce con l'essere banale ed i suoi sviluppi, forzati loro malgrado ad emergere al di sopra di questa banalità, finiscono all'opposto per sprofondare nell'esagerazione, nell'artificiosità, risultando poco realistici e ancor meno credibili. Il film è come un treno che corre su binari che fanno curve fin troppo mirabolanti e che quindi viaggia a fatica, fino a deragliare completamente con una scena finale che, a pensarci bene, è completamente nonsense.
L'atmosfera, al contrario, è il punto forte. L'ambientazione in una vecchia università europea, l'inquietudine del mistero mista al fascino della cultura, il ritmo abbastanza lento e un'ottima fotografia garantiscono l'immedesimazione nella vicenda e rendono il film scorrevole. Tuttavia, anche qui, se consideriamo l'artificiosità della trama e il debole filo logico, l'atmosfera ne risente, diventando a volte troppo grave e finta.
In definitiva, è un film che ho apprezzato, mi è piaciuto. La mancanza di consistenza e di verosimiglianza della storia hanno condizionato in negativo il valore potenziale di questo film, ma l'impegno è stato grande e va riconosciuto.