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STELLA regia di Sylvie Verheyde

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kafka62     7 / 10  02/02/2018 14:14:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Stella ha 11 anni, vive in un piccolo appartamento adiacente al rumoroso bar dei genitori, i quali si accorgono a malapena di lei (alla richiesta di poter dormire da un'amica, la madre risponde "chiedi a tuo padre" ed il padre "chiedi a tua madre"); dalla promiscua frequentazione della pittoresca quanto equivoca clientela scopre affettuose amicizie (l'Alain Bernard di Guillaume Depardieu, alla sua ultima apparizione prima della morte prematura) ma anche insidie pedofile, e comunque perde ogni illusione sul fascino della vita adulta (i tradimenti dei genitori, l'alcolismo, le frequenti risse nel locale); è iscritta in una scuola per ragazzi alto-borghesi in cui si sente fuori posto ma in cui trova anche la sua unica amica e che capisce essere una opportunità irripetibile da sfruttare per il proprio futuro; non è né bella né particolarmente intelligente, si innamora come mille adolescenti della sua età del ragazzo biondo con il quale ha ballato ad una festa di compleanno; ha le sue prime mestruazioni e anche le prime ribellioni violente di fronte a quello che non le piace (picchia la compagna di scuola antipatica, minaccia di sparare all'amante della madre); alla fine dell'anno scolastico è fortunosamente promossa.
Il film della Verheyde è tutto qui: a metà tra il Truffaut de "I quattrocento colpi" (paragone d'obbligo e un po' banale, ma almeno una indiscutibile somiglianza con Antoine Doinel Stella ce l'ha, oltre alla sua difficile vita familiare e al suo ribellismo adolescenziale: la passione per i libri) e l'Assayas de "L'eau froide", la regista francese, in un'ottica che parrebbe autobiografica, mette in scena la sua protagonista con grande sensibilità e capacità di immedesimazione psicologica, una voce fuori campo che per una volta non è fastidiosa, e una rievocazione ambientale (gli anni 70) che prende alla gola con le orecchiabili canzonette di Sheila and B. Devotion, Umberto Tozzi e Eddy Mitchell. Alla fine non c'è nessuna educazione sentimentale da esibire come trofeo, ma solo una abbagliante e vividissima impressione di vita vissuta, che è il pregio maggiore ed il valore aggiunto di questa piccola, ispiratissima pellicola.