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MARNIE regia di Alfred Hitchcock

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stratoZ     8½ / 10  24/07/2023 14:00:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

1964, il maestro del brivido dopo un decennio che possiamo definire miracoloso e abbagliante per la quantità di opere di qualità che ci ha regalato realizza "Marnie" una delle sue ultime pellicole a questi vertiginosi - termine non casuale - livelli.

Marnie è una delle storie d'amore più malate che mi sia capitato di vedere trasposte su pellicola, un viaggio nella mente femminile - ma più in generale in una mente umana - traumatizzata e incapace di reagire ad un evento scatenante avvenuto anni prima ma talmente shockante da compromettere gravemente la vita della protagonista.

Marnie è una ladruncola che cambia continuamente identità per farsi ingaggiare da nuove società a cui rubare il malloppo, fin dalle prime scene vediamo quanto la sfera psichica di Marnie sia instabile, non tanto per una cleptomania compulsiva nemmeno troppo esplicitata quanto per un burrascoso rapporto con la madre da cui si sente poco amata. Già nella prima sequenza con la madre, Hitchcock ci regala delle perle registiche da manuale, indimenticabile la rappresentazione della sagoma della madre in penombra mentre parla con Marnie, un perfetto presagio di quello che avverrà successivamente.

Nella nuova società in cui si fa ingaggiare vi lavora Mark Ruthland, che l'aveva già notata precedentemente e incuriosito decide di lasciarla fare ed osservarla tutto il tempo.
Il rapporto tra i due prenderà una piega sentimentale, ma diciamo che non è la classica storia d'amore.

Entrambi i personaggi sono parecchio instabili. Marnie oltre alla sua cleptomania manifesta diversi sintomi allarmanti tra cui una forte instabilità quando vede il colore rosso, una grossa tendenza a mentire praticamente su tutto e una totale repulsione nei confronti del sesso maschile, al quale non concede neanche il minimo contatto fisico.
Mark, interpretato da un Connery in formissima sebbene sarebbe nel ruolo del guaritore è comunque psicologicamente ambiguo, caratterizzato da una forte ossessione nei confronti di Marnie, arriva a ricattarla pur di tenerla accanto a se e riesce a sposarla con metodi ricattatori, si mostra sempre più interessato a Marnie man mano che il rapporto va ad infittirsi, più Marnie lo rifiuterà sessualmente, più lui ne sarà ossessionato, arrivando a rischiare anche legalmente ed economicamente per proteggerla, l'ossessione del personaggio di Connery è più velata, non ha attacchi acuti come può averli marie ma è mostrata da un'escalation di azioni atte a proteggere Marnie e allo stesso tempo tenerla vicina.
La parte centrale in cui vi è un approfondimento di questo rapporto è il cuore del film, tra le sequenze sulla nave, l'iconica sequenza di un goffo tentativo di psicoanalisi di Mark su Marnie e i successivi incontri che metteranno a rischio galera entrambi, il rapporto tra i due viene splendidamente approfondito. Fino ad arrivare ad uno strepitoso finale dove viene a galla tutta la verità del trauma che fino a quel momento si era mostrato solo tramite una forte sintomatologia. E qui non c'è bisogno di spiegare nulla perché è tutto esplicitato, mi limiterò a dire che nel sentitissimo finale, in cui riemerge prepotentemente il rapporto conflittuale con la madre - che per fortuna riesce a concludersi in modo lieto - il trio di personaggi da tutto il meglio di se, probabilmente non vedremo più la Hedren offrire una performance simile - con Hitchcock aveva un rapporto terribile, eppure solo lui è riuscito a farle tirare fuori delle interpretazioni del genere - un vulcano emotivo che esplode e spiattella tutti i traumi somatizzati gravemente fino a quel momento, una madre distrutta dal senso di colpa e diventata poco comunicativa con la figlia tanto da creare una indissolubile barriera emotiva, che finalmente riesce a passarci sopra, quello di Marnie potrebbe essere uno dei migliori lieti fine della filmografia del maestro.

In tutto questo Hitchcock ci regala la sua solita lezione di regia, sebbene questo non sia - per esigenze narrative - uno dei suoi film più pieni di tensione - c'è più un pathos drammatico considerate le condizioni dei personaggi - c'è qualche bella sequenza da cuore in gola, ad esempio la prima volta che Marnie svaligia la cassaforte alla Ruthland, con l'inquadratura larga in cui si crea una sorta di finto split screen che mostra la signora delle pulizie che lentamente si avvicina alla stanza della cassaforte mentre passa il mocio a terra, e poi il dettaglio della scarpa che sta per cadere, fantastico.
Per il resto è una regia più incentrata sui dettagli e sui primi piani, per catturare gli stati emotivi dei personaggi - alcuni particolarmente sentiti, basti pensare al tentato rapporto sessuale sulla nave in cui vige una tensione erotica altissima ma che culmina in uno sguardo asettico e disincentivante di Marnie - e anche qualche bella sequenza onirica, tra il flashback finale e le inquietanti immagini del sogno in cui vi è la bussata.

Ancora una volta una bella colonna sonora di Herrmann, fedelissimo di Hitch, che segue uno stile vicino al cinema classico - che in realtà in quel periodo stava andando a perdersi - fa da accompagnamento alla vicenda.

Gran bell'opera.