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LA FINESTRA SUL CORTILE regia di Alfred Hitchcock

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Dom Cobb     9 / 10  19/10/2018 14:42:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Jeff Jeffries è un fotoreporter che, in seguito a un incidente sul lavoro, è costretto su una sedia a rotelle finché la sua gamba non sarà guarita; perciò, chiuso in casa tutto il tempo, fra una visita di amici e l'altra ha modo di osservare il viavai quotidiano del cortile interno del complesso di appartamenti in cui vive. Ma attività sospette nell'appartamento di fronte gli fanno lentamente sorgere il dubbio che lì vi sia appena stato commesso un omicidio...
Quando si parla di Hitchcock, si parla de "La finestra sul cortile". Questo film è così radicato nell'immaginario collettivo da essere diventato il primo titolo a venire in mente non appena si menziona il nome del maestro della suspense, forse rivaleggiato solo da "Psycho". E' evidente quindi che le mie aspettative, in specie dopo aver visto e particolarmente apprezzato l'ultimo paio di lungometraggi del regista, fossero alte; e per una volta, non sono rimasto deluso.
La genialità del film va oltre ciò che si può descrivere a parole e ricopre in maniera uniforme tutti i campi, da quello puramente narrativo a quello tecnico e della messinscena, confermando quanto anni e anni di pratica abbiano portato il talento di Hitchcock, sempre presente, alla piena maturità. Come giallo puro e semplice, ci si appoggia a una premessa semplice quel tanto che basta a seguire la vicenda senza scervellarsi troppo e intrigante abbastanza da catturare l'attenzione fin da subito; e soprattutto sufficientemente intelligente da regalare a tutta la storia ulteriori livelli di lettura, trasformando la storia in più di un'occasione in una colta riflessione sul voyeurismo, che in fondo è sempre stato il meccanismo alla base dell'esperienza cinematografica.


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Inoltre il film riesce a rendere l'immobilità del protagonista un vantaggio nello sviluppo della storia, scegliendo di circondarlo di personaggi secondari che, quando la trama lo richiede, sono pronti a diventare i suoi occhi, le sue orecchie e le sue mani, capaci di portare avanti "l'indagine" per suo conto e a interagire con il vicino sospetto, creando una connessione fra eroe e antagonista che non ha nulla di forzato e che aggiunge ulteriore soddisfazione al momento del confronto finale. E allo stesso tempo si evitano alcuni dei soliti cliché del genere,


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James Stewart si conferma non solo l'uomo giusto per il ruolo, ma anche il leading man più simpatico del suo tempo, quello che meglio incarna il tipo dell'uomo qualunque intrappolato in circostanze straordinarie, un uomo dalla forte presenza scenica che però non sa di averla. Grace Kelly e la Ritter gli fanno da ottime spalle, talvolta comiche, talvolta voci della ragione, mentre Raymond Burr, anni prima di diventare l'iconico Perry Mason, dipinge un cattivo sinistro e ambiguo senza mai venir veramente inquadrato in faccia; a riprova che meno si vede un cattivo, più risulta spaventoso.
Ad essere sinceri, per quanto mi sia piaciuto (e mi è piaciuto davvero tanto), per quanto lo consideri un capolavoro del cinema senza se e senza ma, non è ai livelli de "Il delitto perfetto": questo a causa della prima parte che se la prende un po' troppo comoda e si dilunga alquanto prima che la trama vera e propria abbia inizio; inoltre, alcuni effetti di retroproiezione risentono del peso degli anni e risultano pacchiani. Ma non appena cominciano i dubbi, le spiate e le domande, è tutto un costante crescendo fino a un finale vertiginoso che lascia senza fiato e fa dimenticare la scadente qualità degli effetti visivi, che sono comunque molto pochi.
Al netto di questo o quel problemuccio, "La finestra sul cortile" è un caposaldo da rivisitare ogni volta che si può e assolutamente da non dimenticare.