caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

LE CHIAVI DI CASA regia di Gianni Amelio

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Viaggiatore     4 / 10  16/09/2004 11:33:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Forse non era la serata più adatta per spararsi un colpo nelle parti basse, ma tant’è ieri sera sono stato a vedere questo film, così portatore di discussioni per tutta Venezia.
Il film è la storia di un giovane padre che tenta di prendersi cura per la prima volta dopo 15 anni del figlio handicappato. Quindi non è sicuramente un argomento semplice e leggero da affrontare, ma il modo in cui viene affrontato comunque non mi ha convinto.
1) L’ho trovato molto lento, a volte troppo, con primi lunghissimi piani che dovevano essere di pathos, ma che invece erano solo noiosi (ho anche pensato sul primo piano della Rampling che si fosse inceppata la pellicola).
2) Non si affronta il problema, non si parla delle difficoltà di avere un figlio handicappato e curarlo, della diffidenza della gente, dei limiti della società, e quindi il film è mozzo.
3) Dialoghi un pò forzati hanno accompagnato lo “svilupparsi” della vicenda, Rossi e la Rampling parlano come se si conoscessero da sempre e si permettono di lasciare il discorso a metà...’tanto poi ci rivediamo’.
4) Cosa centra far apparire un’infermiera cha fa il suo lavoro come una nostalgica dei campi di concentramento, lo stereotipo fine a sè stesso, allora non lamentiamoci se ci dipingono pizza, mandolino e Berlusconi, noi non siamo migliori verso gli altri.
5) Il finale è al limite del ridicolo... fuori dalla realtà, non lo posso descrivere perchè è spoiler, però chi l’ha visto e ha senso critico può capire che quelle cose non succedono.
6) Abbastanza bene K. R. Stuart nel ruolo del padre, l’ho trovato credibile anche se ogni tanto magari era troppo a cane bastonato, la Rampling fa la ‘battuta’ più coinvolgente di tutto il film, il ragazzo è simpatico, ma francamente non ho capito tutte le volte che apriva bocca partiva una risata in sala come se avesse detto chissà cosa....mah che c’è da ridere??
7) Che qualcuno insegni ai nostri fonici il loro lavoro, non è possibile che per sentire un film bisogna avere la parabola....sbagliano i filtri sonori, si sentono tutti i rumori esterni e per comprendere una domanda bisogna tentare di interpretare la risposta.... e io ci sento benissimo!!!

Questi sono i punti salienti, ma tutto poteva essere sorpassato se il film mi avesse emozionato, e questa purtroppo è la pecca più grande, secondo me non emoziona, ma annoia, non ti coinvolge, ma si fa guardare con distacco.
Storia difficile ed encomiabile è il tentativo di fare parlare di un mondo così duro e lontano da molti, forse è questo alla fine l’unico pregio del film che ti induce a pensare a questa realtà, anche se per poco perchè ti ricordi più che hai sbadigliato che dell’argomento affrontato.
Se avete passato una giornata da media a difficile lasciate perdere.

Viaggiatore  16/09/2004 11:46:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Scusate lo riporto ripulito dalla formattazione di word:

Forse non era la serata più adatta per spararsi un colpo nelle parti basse, ma tant'è ieri sera sono stato a vedere questo film, così portatore di discussioni per tutta Venezia.
Il film è la storia di un giovane padre che tenta di prendersi cura per la prima volta dopo 15 anni del figlio handicappato. Quindi non è sicuramente un argomento semplice e leggero da affrontare, ma il modo in cui viene affrontato comunque non mi ha convinto.
1) L'ho trovato molto lento, a volte troppo, con primi lunghissimi piani che dovevano essere di pathos, ma che invece erano solo noiosi (ho anche pensato sul primo piano della Rampling che si fosse inceppata la pellicola).
2) Non si affronta il problema, non si parla delle difficoltà di avere un figlio handicappato e curarlo, della diffidenza della gente, dei limiti della società, e quindi il film è mozzo.
3) Dialoghi un pò forzati hanno accompagnato lo "svilupparsi" della vicenda, Rossi e la Rampling parlano come se si conoscessero da sempre e si permettono di lasciare il discorso a metà...'tanto poi ci rivediamo'.
4) Cosa centra far apparire un'infermiera cha fa il suo lavoro come una nostalgica dei campi di concentramento, lo stereotipo fine a sè stesso, allora non lamentiamoci se ci dipingono pizza, mandolino e Berlusconi, noi non siamo migliori verso gli altri.
5) Il finale è al limite del ridicolo... fuori dalla realtà, non lo posso descrivere perchè è spoiler, però chi l'ha visto può capire che quelle cose non succedono.
6) Abbastanza bene K. R. Stuart nel ruolo del padre, mi è piaciuto, l'ho trovato credibile anche se ogni tanto magari era troppo a cane bastonato, la Rampling fa la 'battuta' più coinvolgente di tutto il film, il ragazzo è simpatico, ma francamente non ho capito tutte le volte che apriva bocca partiva una risata in sala come se avesse detto chissà cosa....mah che c'è da ridere??
7) Che qualcuno insegni ai nostri fonici il loro lavoro, non è possibile che per sentire un film bisogna avere la parabola....sbagliano i filtri sonori, si sentono tutti i rumori esterni e per comprendere una domanda bisogna interpretare la risposta.... e io ci sento benissimo!!!

Questi sono i punti salienti, ma tutto poteva essere sorpassato se il film mi avesse emozionato, e questa purtroppo è la pecca più grande, secondo me non emoziona, ma annoia, non ti coinvolge, ma si fa guardare con distacco.
Storia difficile ed encomiabile è il tentativo di fare parlare di un mondo così duro e lontano da molti, forse è questo alla fine l'unico pregio del film che ti induce a pensare a questa realtà, anche se per poco perchè ti ricordi più che hai sbadigliato che dell'argomento affrontato.
Se avete passato una giornata difficile lasciate perdere.