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LE CHIAVI DI CASA regia di Gianni Amelio

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     6 / 10  04/11/2004 23:03:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
un libro ("nati due volte" di pontiggia) piuttosto farneticante ma al più utile a far riflettere i lettori, un film - questo di amelio - che sembra nato con lo scopo opposto Quindi se dovessimo indicare perchè quest'opera non convince completamente, dovremmo separare l'opera dallo spettatore ma non solo Amelio sceglie quindi di rassicurare il suo pubblico, quella gente che agiografizza il film e una volta uscita dal cinema si sente - come dire - migliore di quello che è Non dei nostri limiti umani e sociali dovremmo parlare e quindi è inaccettabile che ciò possa accadere Poi Andrea Rossi è tanto simpatico, intelligente, ironico, parla come un moderno Trilussa: insomma per quanto reciti se stesso come può, viene strumentalizzato ai fini e diventa il prototipo perfetto dell'handicappato politicamente corretto (e accettato socialmente) Stupida la gente in quanto tale perchè una volta uscita dal contesto del film si trova nella miserevole condizione di non poter difendere la propria intolleranza, quella stessa che guarda con repulsione un ragazzo come andrea, se non con "affettuoso disprezzo"come diceva un vecchio brano di de andrè, quella che appena vede una madre trainare una carrozzina la osserva con compatimento e pensa "poveretta, guarda un pò che croce gli è finita addosso" e intanto tanto per far capire quanto la realtà possa essere diversa il padre ha gli occhi verdi e la prestanza fisica di kim rossi stuart voglio dire: ci rendiamo conto? Ma tornando un attimo al film, direi che è perfetto per come dimostra inequivocabilmente cosa si intende per degenza in italia. accudire, proteggere, separare, amare morbosamente (un pò come dire odiare interiormente davvero emblematico il personaggio della rampling) e poi quando vediamo il padre indignarsi per i trattamenti poco ortodossi della clinica tedesca c'è poco da aggiungere: lì almeno mirano a una vera riabilitazione fisica, qui in italia tutto viene soffocato dalla protezione affettiva morbosa e invadente della famiglia, che non si cura neanche di chiedersi se sta facendo del bene o del male al figlio in realtà il film è insopportabile proprio perchè difende non so quanto involontariamente tutta l'emarginazione che andrea o altri come lui vivono si trasforma il melodramma ruffiano, compiaciuto tra belle immagini, lacrime e la voglia di divulgare una verità scomoda, ma la gente "normale" - in tutta la sua miseria culturale e psichica - ci tiene davvero a conservare la propria "superiorità" rispetto ai cosiddetti figli di un Dio minore A parte che ho trovato ripugnante la spottizzazione del libro a firma del qualunquismo massmediologico della mondadori - così sappiamo già chi sarà il prossimo ospite di Costanzo eh Andrea? - bisogna avere il coraggio di dire che questo è un film che rivendica - e questo lo fa bene - il diritto alla libertà e all'idoneità del proprio corpo, in barba a tutti gli stereotipi che sicuramente vogliamo vederci ma è quest'italietta nazionalpopolare ancora una volta a tradire le attese: quella che si indigna quando qualcuno osa spogliare tutto il nostro squallore come è accaduto nel bellissimo film coreano "oasi2 quando parlava apertamente della sessualità degli handicappati infatti guardacaso amelio rivolge lo sguardo altrove quando andrea guarda con ammirazione e invidia la coppia di amanti nel traghetto per la norvegia: sa che non potrà mai avere una vita come gli altri, ma amelio gli nega il desiderio di averla, e con lui molti altri italiani vorrei solo capire cosa sarebbe stato un soggetto del genere in mano a chereau o - perchè no? - a un tsukamoto perchè alla fine avrebbe vinto il dissenso, la riprovazione generale, per chi ha commesso il reato di mettere a nudo la nostra mediocrità la nostra ricerca di perfezione in una società che è avvilente nelle sue contraddizioni cosa che amelio, lasciando tirare un sospiro di sollievo a tutti noi, non ha voluto fare Puro conformismo da difendere o distruggere una volta di più
JoJo  07/11/2004 13:40:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
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...anche se non ho (ancora) visto il film, l'analisi sociale presente nel commento è veramente notevole.

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Invia una mail all'autore del commento costy184  12/11/2004 14:01:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
buon commento....Complimenti![ho letto anche io il libro di Pontiggia]
andreapau  05/11/2004 10:20:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
la tua anlisi è in alcuni momenti condivisibile.ma ho dei dubbi riguardo la descrizione della degenza in italia:non ti sembra di parlare a nome di troppa gente che non conosci?
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  05/11/2004 20:22:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ok però ho lavorato per un anno in una comunità di handicappati e ricordo troppe cose che mi hanno amareggiato: le famiglie assenti, o l'atteggiamento intollerante della gente quando portavamo i ragazzi a mangiare fuori o in altri posti guardacaso oggi sul quotidiano locale parlano di un portatore di handicap "dimenticato" in un autobus
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  06/11/2004 01:40:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
volevo dire, i casi sono due: o tutto l'affetto possibile (egoistico) o l'abbandono nelle comunità certo la mia analisi è stata un pò troppo spietata ma devo ammettere che avevo l'intenzione di farla così anche per provocare qualcuno