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THE TERMINAL regia di Steven Spielberg

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nest     2 / 10  08/09/2004 17:06:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
spielberg si deve essere rin********to. Non solo questa storia non è verosimile (sarebbe il meno) ma mostra come gli americani attribuiscano a tutto il resto dell'umanità le loro aspirazioni infantili ed i loro sogni grotteschi, tipici di una società che ha tutto e per avere un desiderio decente deve aggrapparsi alle fregnacce. Non si rende conto, il regista, che un carpentiere dell'europa dell'est ha altri ***** per la testa (guerre civili, mafia russa, governi assurdi...) che non menarsela tanto per un autografo? E non parlatemi del Sogno, per gli americani vale solo dentro il loro territorio nazionale.
per non parlare poi del personaggio penoso della Z J. Spielberg, si sa, con le donne non ci ha mai saputo fare (ditemi voi se ve ne ricordate una decente in qualche suo film) ma questa brutta copia delle hostess di Boeing Boeing sembra scritta da un bambino delle elementari. Ma come ti lamenti sempre che non trovi un uomo decente e poi scappi a gambe levate davanti a questo eroe del fai da te che abbiamo fatto venire apposta da un paese in piena guerra civile? ma come mai? non lo sai che l'Amore Americano non conosce confini, permessi di soggiorno respinti, possibili trasferimenti nella parte meno romanticona del globo? una vera *******, eh?
FlatEric  10/09/2004 00:13:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
storia inverosimile?
se leggi meglio su internet, questo fatto è successo davvero da 1 persona...
questo film per me è una delle migliori commedie degli ultimi anni, leggera ma che cmq colpisce!
nest  10/09/2004 18:44:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
COSA è successo veramente ad una persona? Rimanere incastrati dalla burocrazia in uno Stato diventato paranoico verso il resto del mondo o attraversare il pianeta per una ******* come quella dell'autografo? Se l'autore non si è sforzato neanche cinque minuti di trovare un movente più decente e credibile come motore della vicenda, è perchè evidentemente da buon americano non ha il senso del ridicolo. Ma quando poi questi film pieni di crescendo musicali e carrellate all'indietro arrivano in Europa, io da cinica e scafata europea quale sono rido di lui e dei suoi desideri da quattro soldi. E vi assicuro che uno che esce fuori dal crollo dell'URSS ride più forte di me.
Noi, da questa parte dell'atlantico, non possiamo cadere in certe imboscate.
Ammetto, tuttavia, che non avrei mai piantato questa grana se non si fosse trattato di Spielberg, ex grande artista appartenente a quasi tutte le minoranze ma che delle minoranze riesce ormai a cogliere solo il lato folkloristico
Inn10  14/09/2004 02:08:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il movente che tu definisci "indecente" è il meglio del film. La storia dell'autografo ci mostra quella semplicità che rende immensamente più umano hanks rispetto all'odioso direttore dell'aeroporto. E su questo penso che Spielberg non sia stato proprio dalla parte dell'America. E poi a volte si fanno viaggi anche per un semplice sogno, per una passione, per una promessa, o per un ricordo.
nest  14/09/2004 19:09:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si, se l'equivalente del biglietto non è un anno di stipendio.
il problema è proprio questo: non ho dubbi che qualunque americano (e a questo punto credo anche qualche italiano...) possa fare follie per i sogni più strampalati, ma è una loro questione culturale ed economica. Attribuirla al resto del mondo è fuorviante e toglie al film proprio la componente che dovrebbe essere più rilevante, cioè la comprensione dello straniero. Spielberg, a questo punto, dello straniero non capisce un *****.
Inn10  14/09/2004 22:10:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma Spielberg non ha detto che Viktor era povero.
Poteva lavorare all'estero e quindi guadagnare molto più che nel suo paese oppure poteva aver ricevuto un'eredità da un parente oppure ancora poteva essere ricco di famiglia. Quindi poteva benissimo non avere alcun problema ad andare in America.
E poi il padre ha passato una vita a sognare quella foto con i maestri del Jazz. Non penso che sia poi cosi strampalato voler completare il sogno del padre. Ci sono persone che andrebbero in america solo per andare a New Orleans vedi cosa ti fa la musica Jazz...
In effetti Spielberg vuole proprio dimostrare che anche un russo può avere le stesse passioni di noi occidentali nonostante abiti in situazioni più disagevoli ed anzi alla fine la sua figura ne acquista in umanità e ne esce molto rafforzata rispetto al mondo pieno di
contraddizioni e meschinità come è dipinta l'america anche se solo nei confini di questo aeroporto.
Quindi altro che inno all'america.
Se poi, anche con questo nobile proposito, si lascia andare alle solite esaltazioni tipiche del sogno americano tipo "se non hai mai visto la grande mela non sei nessuno", perdoniamolo in fondo anche noi ammettiamolo...quando si parla di moda, di cucina o del made in Italy in generale sembriamo i primi della classe e ci vantiamo da far schifo.
nest  15/09/2004 11:29:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Spielberg non ha detto proprio niente, ha solo fatto retorica, si è servito di una figura folkloristica con tutto quello che di folkloristico comporta, con tutti i simboli al posto giusto, si capiva benissimo chi era e da dove veniva. A mio avviso è grave giustificare una tale pochezza di analisi. Se il film ti è piaciuto sono fatti tuoi, ma non dirmi che era in buona fede.
E per fare l'inno all'America non c'è bisogno di farle i complimenti, basta fare finta che quello americano sia l'unico modo umano di agire. Tipo dire che una qualunque figura acquista umanità se la sua aspirazione esce dai suoi schemi culturali per entrare in quelli della cultura americana.
So bene quello che ho visto, ho capito il non-messaggio del regista e non mi è piaciuto per niente
Allende77  11/09/2004 00:02:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Riporto fedelmente da un articolo su internet
" PARIGI - L'iraniano Merhan Karimi Nasseri vive stabilmente da 16 anni nel terminal dell'aeroporto Charles de Gaulle a Roissy, alle porte di Parigi. Ora la sua incredibile storia è diventata un film. Infatti Steven Spielberg si è ispirato a Nasseri per il film «The Terminal» (che uscirà in Italia il 3 settembre dopo aver inaugurato il Festival di Venezia), anche se solo per lo spunto iniziale (un inghippo diplomatico gli impedisce di uscire dalla «terra di nessuno» oltre la frontiera dell'aeroporto). Ma la storia di Nasseri è, purtoppo, vera come ha spiegato il settimanale francese «L'Express». "

nest  11/09/2004 10:58:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ma allora siete di coccio...
francescot  09/09/2004 19:50:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
secondo me sei stato troppo duro, il film meriterebbe almeno 7 per tom, hai ragione sulla z j , ma guarda poi che al protagonista di realizzare il sogno americano , le pari oppurtunità e libertà ..non gli frega nulla di tutto questo..voleva solo esaudire un desiderio..punto e stop...DESIDERIO NEMMENO SUO, MA TRAMANDATO...quindi perchè cercare di vedere il film in chiave pro americana quando di fatto non lo è... e ricordati anche che il protagonista NON AVEVA PAURA DI TORNARE AL SUO PAESE...... il film invece ridicolizza un sistema burocratico basato su paradossi realmente esistenti....anche paradossi di pura matrice americana
dile_pluffi  11/09/2004 22:32:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ah!! finalmente una persona che giudica degnamente questo film. è una ******...spielberg si deve essere fatto una canna prima di fare sto film!