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THE TERMINAL regia di Steven Spielberg

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amterme63     4 / 10  15/08/2010 14:11:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'inizio non è male. L'introduzione è molto ben fatta. Ci vengono mostrate immagini del frenetico e caotico movimento in un grande aeroporto americano, le faccie delle persone che entrano, gli impiegati che ricevono, la cinepresa che gira in continuazione, svaria dal particolare al generale e inquadra un mondo artificiale e particolare fatto di luci, gente, vetro, oggetti. Un mondo sfavillante ma decisamente straniante.
La vicenda di Victor, proveniente da uno stato formalmente non "riconosciuto" e quindi essere umano burocraticamente inesistente, si presterebbe ad imbastire una critica alla degenerazione burocratica di cui soffre la società americana (e non solo), e l'aeroporto potrebbe assurgere a metafora del nostro modo di vivere da prigionieri di un mondo pieno di oggetti ma umanamente e naturalmente inospitale.
"Potrebbe" e il fatto che queste premesse vengano completamente disattese riempie di grande delusione chi ama il cinema-specchio-riflessione del nostro reale e complesso stato di vita attuale. Al film viene fatta prendere invece tutta un'altra strada, quella dell'illusorietà e dell'irrealtà ed è un precipitare in luoghi comuni, stereotipi, sentimentalismi, ruffianerie, storture idealizzate di ogni genere. Il film perde qualsiasi aggancio con la vita effettiva, per dipingere un mondo ideale, appunto illusorio, ma non di meno quanto più lontano dal reale e dal concreto, tanto da sfiorare a volte l'assurdo. Non ci si sarebbe niente di male in questa operazione se ciò non fosse l'ennesimo ripetersi allo sfinimento dello stesso modello hollywoodiano, della stessa pratica progandistica che mira all'accettazione e all'idealizzazione edulcorante del reale.
Un'operazione di bassa lega che mi meraviglia sia stata fatta da Spielberg. Se non altro nei film precedenti l'accento era sulla tensione, sull'avventura oppure sul sentimento familiare; qui invece lo stereotipo diventa l'oggetto stesso e l'argomento principale del film.
Poco aiuta la forma qui. Comunque varrebbe la pena analizzare come Spielberg abbia ottenuto il suo scopo. Intanto cambia la sensazione di tempo. Nel film non esiste noia, tempi morti, l'idea di fatica, di tempo infinito e sfinente. Gli avvenimenti si susseguono puliti e perfetti e si ricrea il tempo fantastico tipico delle favole (e in effetti a volte sembra una zuccherosa favola moderna). Viene poi evitato il "male". A tutti i personaggi viene dato un lato positivo che alla fine prevale. Si crea quindi quest'atmosfera che nonostante tutto (l'alienazione burocratica, le leggi "inflessibili" e il materialismo imperante) suggerische che la "naturale" bontà umana finisce sempre per prevalere, soprattutto in una nazione così ricca, varia e "ospitale" come gli Stati Uniti.
E pensare che questo film è uscito all'indomani dell'11 settembre, quando la vita aeroportuale fu letteralmente sconvolta e resa molto più tesa e difficile.
Tom Hanks qui appare molto scialbo. Niente da dire, un pessimo film. Peccato.