tylerdurden73 8½ / 10 15/01/2009 14:28:42 » Rispondi Ne stiano lontani coloro che si aspettano una storia alla “Twilight”,fuggano a gambe levate quelli che credono di imbattersi in un truculento horror di ultima generazione,”Lasciami entrare” non ha nulla a che vedere con tutto ciò,è un film difficilmente catalogabile,solitario nel suo genere tanto quanto i suoi protagonisti. Ambientato in un’anonima e perennemente innevata periferia di qualche cittadina svedese,fotografato in maniera cupa e pregno di tonalità smorte,racconta la storia di Oskar,dodicenne con genitori assenti e oggetto di scherno e atteggiamenti maneschi da parte di alcuni compagni di scuola.La sua vita introversa,piena di rabbia repressa,cambierà dopo l’incontro con Eli,enigmatica ragazzina dai capelli corvini.Lo sviluppo del loro rapporto,che raggiungerà lo status di un amore platonico,coincide con la crescita di Oskar,capace di trovare sicurezza ed affrontare le sue paure grazie all’appoggio di Eli,a sua volta attratta dalla grande solitudine del suo nuovo amico,condizione alla quale suo malgrado è avvezza,perché altri non è che una vampira,imprigionata in eterno in un corpo da bambina,impossibilitata ad amare e farsi amare,isolata dal suo indicibile segreto e ,a dispetto del suo carattere mite, costretta ad uccidere per sopravvivere e quindi ancor più tormentata dai gesti cui è obbligata. I due ragazzini trovano conforto vicendevolmente alla loro alienazione,dettata da cause differenti ma che li accomuna più di quanto si creda.Malinconia e solitudine,amore adolescenziale ed ingenuo, si rincorrono sullo schermo attraverso immagini spettrali e di grande fascino,esplicitati attraverso dialoghi ridotti all’osso e gesti d’intesa che incantano per la tenera semplicità con cui sono mostrati.Non mancano scene che inducono qualche brivido,la violenza però è generalmente fuori campo,a testimonianza che questo non è un semplice film horror,ma molto di più. La regia di Alfredson insiste su primi piani,che valorizzano la bravura dei due giovani attori, e su campi medi con lo sfondo spesso sfocato,grande cura è dedicata alle scenografie che ben riportano gli anni ’80,si rifugge l’effetto scenico creato per compiacere,la lentezza narrativa si unisce a toni rarefatti e malinconici,sempre visti dalla parte dei protagonisti con il mondo adulto rappresentato in maniera fredda e distaccata. Un film da non perdere,in cui il candore del protagonista e l’immobilismo pacifico dei luoghi si miscelano a meraviglia con l’amara impossibilità di rifuggire la violenza come mezzo di crescita e sopravvivenza. In arrivo, oltre al solito ed immagino inutile remake americano, il secondo film tratto da un romanzo di John Ajvide Lindqvist,ovvero “Come trattare con i morti viventi”.