ULTRAVIOLENCE78 7½ / 10 02/04/2008 21:09:12 » Rispondi MARE DENTRO si incentra sullo scottantissimo tema dell'eutanasia, e lo fa in maniera molto sobria, senza retorica e senza ricorrere a ridondanti espedienti volti a far leva sul pianto facile (e tuttavia senza quel pathos presente, ad esempio, in MILLION DOLLAR BABY) . A ciò va aggiunta la presenza di momenti di alto lirismo, come quello in cui Ramon (impersonato da un grande Bardem) sogna di librarsi in aria e di raggiungere il tanto amato mare, o quello finale sulle parole dello stesso protagonista che recita la sua poesia da cui il film trae il titolo. Non mancano neanche parentesi divertenti: una su tutte, il botta e risposta tra Ramon e il prete, dal quale emerge tutta la debolezza delle argomentazioni ecclesiastiche sul problema del diritto di morire ("la vita è un diritto non un obbligo"). Dalla narrazione dei fatti non traspare una presa di posizione di Amenabar sul tema in questione, salvo fare luce sull'ottusità di un sistema giuridico che ignora le problematiche morali ed esistenziali che ne stanno alla base per dare priorità a vacue questioni di carattere procedurale. Le donne che subentrano nella vita di Ramon sono funzionali proprio alla rappresentazione del conflitto interiore vissuto da chi si relaziona a una persona amata che esprime il desiderio di porre fine alle proprie pene fisiche con la morte. Sia Julia (e allo stesso modo il fratello maggiore di Ramon) sia Rosa (il cui gesto estremo sarà, alla fine, avallato dagli altri familiari di Ramon) non vengono giudicate dal regista (anche se il destino cui andrà incontro la prima suona tanto come beffardo), e non possono essere giudicate poichè è in gioco il sentimento dell'amore che ci vincola nelle scelte e ci impedisce di essere obiettivi e distaccati. Oggetto dell'invettiva di Amenabar sono esclusivamente le Istituzioni, dalla Chiesa alla Politica alla Giustizia, le cui azioni sono determinate non dall'umanità e dalla morale bensì da motivi di bieco opportunismo. Va tuttavia considerato che, se da un lato non c'è nel film la condanna o la approvazione di chi decide di ricorrere all'eutanasia, dall'altro lo sguardo di Amenabar mostra come anche una persona apparentemente inutile, poichè bloccata dalla testa in giù, possa invece riempire con il suo amore la vita delle persone che gli stanno vicino (ed esserne ricambiato) e proprio in ciò trovare la forza di continuare a vivere.
"Mare dentro, in alto mare - dentro, senza peso nel fondo, dove si avvera il sogno: due volontà che fanno vero un desiderio nell'incontro.
Un bacio accende la vita con il fragore luminoso di una saetta, il mio corpo cambiato non è più il mio corpo, è come penetrare al centro dell'universo:
L'abbraccio più infantile, e il più puro dei baci fino a vederci trasformati in un unico desiderio
Il tuo sguardo il mio sguardo, come un'eco che va ripetendo, senza parole: più dentro, più dentro, fino al di là del tutto, attraverso il sangue e il midollo.
Però sempre mi sveglio, mentre sempre io voglio essere morto, perché io con la mia bocca resti sempre dentro la rete dei tuoi capelli".