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MARE DENTRO regia di Alejandro Amenabar

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Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio     7 / 10  28/09/2005 10:37:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
I principali eventi della storia del film sono veri. Ramon Sanpedro era un tetraplegico che ha lottato per anni con la giustizia spagnola al fine di ottenere il diritto all'eutanasia. Tutto il suo corpo era paralizzato eccetto la testa e il collo.
Il film mostra Ramon durante la sua vita da infermo. In questo periodo entra in relazione con due donne. Una, avvocata, si occupa delle sue richieste legali sull'eutanasia, l'altra operaia, finirà per innamorarsi di lui. Pur in un contesto di sofferenza Ramon scopre con sorpresa che il rapporto con le due donne è fonte per lui di passioni e pensieri creativi. Emozioni forti ma contrastate, fisiche e poetiche che lasceranno inalterata la sua decisione di morire. In questo ambiguo bisogno di morire che permane nonostante i nuovi sentimenti in gioco, risiede l'enigma psicanalitico del film. Proprio per le fortissime angosce dovute alla paralisi motoria l'inconscio di Ramon si apre a forme di visionarietà artistica estreme che rendono la sua vita ancora seducente e attraente. Un'esistenza difficile ma oniricamente viva e avventurosa perché avviene lungo le vie sublimate della parola e delle immagini. Un nuovo sintomo di vita. Un sintomo con ampi tratti artistici che si pone in relazione d'ascolto con gli altri. Un miracolo di soddisfazione immaginifica. Ramon però non riesce mai a spegnere il desiderio di morire. La felicità della sua vita precedente è stata rimossa. Essa ritorna inesorabile sotto forma di un fantasma libidizzato e malinconico. Quest'ultimo raggiunge la meta di soddisfazioni plastiche con l'oggetto reale tra realtà e fantasia rimettendo in gioco la morte. Un fantasma che cura la preparazione alla morte fonte di piacere oscuro e usa i ricordi di copertura situati in una zona temporale onirica per svelare verità logiche. L'Io di Ramon cerca di distrarsi dalla morte anche se non può vincerla. Ma finirà per innamorarsene.
La morte sembra non avere fretta perché gode di estetismi sintomatici. Allestisce in questo caso un palcoscenico ricco di espressività dove Ramon recita con il coinvolgimento delle due donne e della famiglia che lo accudiscono il dramma-ricordo della sua vita. Ricordi dal dolore ambiguo inpregnati di stupore e ossessione per l'incidente occorsogli. Infortunio di cui si sente in qualche modo responsabile. I suoi ricordi anelano comprensione e amore. Chiedono una cura e un rispetto del loro apparire solenne segnato dalla morte. Ricordi intesi come fonte di misteri creativi.
In questa scenografia Ramon è nello stesso tempo attore, regista, personaggio lungo la struttura di un vero autentico metaforizzato dall'autoterapia che l'inconscio continua a sostenere in ogni situazione di disagio utilizzando la leva del fantasma.
Ramon viene aiutato a morire dopo aver lottato inutilmente con la giustizia per 25 anni. Gli ultimi atti della sua vita vengono filmati con il suo consenso.
Il film non gioca le sue carte emozionali migliori su tecniche collaudate di narrazione riferite al genere, perché risulterebbero assolutamente inadatte a questo tipo di film che vuol visivamente disturbare il tono alto della vita di tutti i giorni. Esso fa leva direttamente sui forti sentimenti da transfert che scaturiscono tra un paziente invalido e i parenti o amici che entrano con lui in contatto. La bravura di Amenabar sta nel riuscire a darci, con un film, un caso clinico vivo e culturalmente non necrotizzato, scevro da esigenze di spettacolo compassionale. Il film è particolarmente geniale nel mostrare gli ultimi palpiti del lavoro onirico dell'inconscio. Ad esempio le fughe dalla finestra del corpo di Ramon verso panorami prima inimmaginabili o poco sentiti danno una nuova idea della capacità operativa del sintomo.
Film vero e coraggioso perché trasporta lo spettatore, abituato ai toni strappa lacrime dello spettacolo clinico basato sul patetismo, verso i meandri artistici delle emozioni del dolore dell'invalidità. Invalidità in cui la vita si abbassa di tono ma l'euforia perduta cede il passo a pulsioni di relazioni umane inaspettate, affettate sottilmente dall'inconscio fino a divenire estetiche. Lo spettatore trova finalmente un film sull'invalidità che procura emozioni al di là delle lacrime facili.