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BASTARDI SENZA GLORIA regia di Quentin Tarantino

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kafka62     9 / 10  07/04/2018 10:36:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Solo Quentin Tarantino, tra i registi oggi in attività, è capace di realizzare un film adrenalinico, sovreccitato, paradossale, pervaso da una suspense quasi insostenibile, qual è "Bastardi senza gloria", e contemporaneamente girare sequenze quasi interamente in interni e verbose fino all'inverosimile. Sì, perché il cinema di Tarantino è sicuramente citazionismo esibito, amore per il cinema di serie B, rivisitazione critica dei generi, scene in cui tutti puntano le pistole contro tutti, feticismo dei piedi, e chi più ne ha più ne metta, ma io ritengo che esso è soprattutto, in tutte le sue manifestazioni, una impareggiabile dimostrazione di cosa è una sceneggiatura perfetta. A Tarantino sono sufficienti cinque soli capitoli (praticamente cinque lunghissime sequenze) per portare felicemente al traguardo una vicenda complicatissima, piena zeppa di personaggi e di colpi di scena (addirittura un doppio attentato a Hitler, ognuno organizzato all'insaputa dell'altro). Ogni capitolo sembra omaggiare un genere cinematografico a se stante: l'ouverture nella fattoria francese è puro western alla Sergio Leone, la presentazione della banda dei Bastardi riecheggia "Una sporca dozzina", la ragazza ebrea nel covo dei nazisti è una spy story in cui lo spettatore è tenuto col fiato sospeso per il timore che la protagonista venga smascherata, la sequenza nella taverna è un sofisticato meccanismo di suspense in cui l'Hitchcock di Notorious viene miscelato con lo stesso Tarantino de "Le iene", e per concludere l'esplosivo finale è calcolato al millesimo di secondo come i migliori thriller di Hollywood. Il tutto è però legato da un riconoscibilissimo filo rosso, che è la capacità superba del regista di creare grandissimi personaggi (almeno sei giganteggiano: il feroce capo dei "bastardi" Aldo l'Apache di Brad Pitt, il mellifluo ed elegante colonnello Landa di Christoph Waltz, la dolce e al contempo luciferina Shosanna di Melanie Laurent, il narcisista eroe Frederick Zoller di Daniel Bruhl, la fascinosa diva Bridget von Hammersmark di Diane Kruger e il freddo e spietato maggiore Hellstrom di August Diehl) e di farli agire come pedine di una partita a scacchi sviluppata come un trattato di machiavellica astuzia e di miniaturistica precisione. Certo, nell'immaginario collettivo rimarrà forse la faccia del Fuhrer crivellata di colpi (quello che tutti hanno sognato ma che al cinema nessuno ha mai osato mostrare), ma il falso storico per Tarantino vuol significare soprattutto una cosa, che il cinema, letteralmente (le bobine di celluloide che prendono fuoco nella sala cinematografica di Shosanna), può cambiare la Storia: più che il Lubitsch di "Vogliamo vivere", più che "Quel maledetto treno blindato" (a cui il soggetto di "Bastardi senza gloria" si è dichiaratamente ispirato), più che l'epica di Sergio Leone, qui c'è soprattutto la "nouvelle vague" di Godard e di Truffaut, a cui Tarantino si apparenta per il suo incondizionato amore per la settima arte e per la sua appassionata adesione all'equazione cinema = vita.