caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

AMORE CHE VIENI, AMORE CHE VAI regia di Daniele Costantini

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
favam     2 / 10  20/10/2009 09:55:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non si salva niente in questo film se non il pezzo "Amore che vieni Amore che vai" dell'immenso Faber, il resto è una prorcheria solenne...
La storia è insulsa e non starebbe in piedi nemmeno con i pali che tenevano su i villaggi western a Cinecittà, la regia seppur a tratti rigorosa è svogliata, piatta senza il minimo controllo sugli attori che riescono a sembrare presi in blocco da una fiction brasiliana. La stessa Agostina Belli, ahimè di bello le sono rimasti solo gli splendidi occhi color smeraldo, imbruttita ed ingrassatissima è totalmente ridicola nel cercare la parlata con accento genovese, lei pur nata a Milano è vissuta lungamente a Roma e quando cerca di diventare una genovese assume una buffissima (ed assurda) cadenza lombardo/veneta; in aggiunta la sua recitazione si adegua all'infimo livello di tutti gli altri. Il protagonista poi, protettor di tre bagasce, è letteralmente assurdo anche nel "phisique du role", basso, gracile, dalla fastidiosa risata cavallina non avrebbe resistito nemmeno un minuto nei dedali dei vicoli genevesi quando correva l'anno 1963. Infine veniamo proprio a Genova il cui centro storico è catturato esattamente all'opposto di come sono riusciti, splendidamente, a fare gli inglese nel film "Genova" appunto. Daniele Costantini, con tre location messe in croce (una è anche fuori zona in quanto si tratta di Piazza Tommaseo spacciata come piazza di prostituzione quando è completamente da un'altra parte della città), riesce a far sembrare la città un...."presepe" con le prostitute assolutamente improponibili, con i protettori quasi educati, con i locali puliti, ordinati e persino invitanti e con i vicoli tirati a lucido in cui quasi quasi ci si può persino specchiare. Insomma non credo proprio sarebbe proprio piaciuto a Fabrizio De Andrè, sicuramente non è piaciuto per niente a me.
Una cosa però ho imparatao da questo film: la differenza tra pappone e magnaccia. Adesso li potrò usare differenziandoli a proposito. Un grande insegnamento!