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GRAN TORINO regia di Clint Eastwood

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Reservor dog     8½ / 10  28/01/2010 09:33:29 » Rispondi
Nemmeno avvertisse la necessità d’una redenzione, ecco che Eastwood torna a meravigliare con una storia dura e delicata in egual misura, e che tanto ha il sapore di un testamento ideologico.
Segnato dal tempo, dalla guerra, dalle sofferenze e da un rapporto con i propri famigliari che peggiore non potrebbe essere, il protagonista, Mr.Kowalski, ripropone sguardo fermo e arcigno e il carattere scontroso che fece la fortuna del buon Clint negli anni 60’ e 70’. Ma al contrario dell’ispettore dal grilletto facile o dello spietato cowboy, l’uomo in questione è ormai minato dal tempo e non nutre più alcuna fiducia verso il mondo e verso il prossimo, a maggior ragione se questo appartiene ad una minoranza razziale.
Costretto in gioventù a combattere ed uccidere i “mangia riso” nella guerra di Korea, giunto ad ottant’anni, Walt Kowalski è costretto ad assistere all’invasione del suo quartiere da parte dei suddetti, a veder il figlio scorrazzare a bordo di una macchina di produzione Giapponese, finendo col sentirsi uno dei pochi baluardi d’un patriottismo ormai perso.
Ma la vicinanza di persone in apparenza così dissimili lo porterà a rivedere le sue convinzioni, a ricredersi, a comprendere che, per quanto siano sostanziali le differenze che ci separano, siamo tutti, semplicemente, degli esseri umani, con medesime debolezze e similari aspirazioni.
Accortosi di quanti aspetti lo accomuni a quella gente venuta dall’altro capo del mondo, finirà col affezionarsene alle vicende, fin tanto da compiere il sacrificio estremo, per una volta tanto usando la violenza non come mezzo, ma come fine.