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REMBRANDT'S J'ACCUSE regia di Peter Greenaway

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quadruplo     7½ / 10  26/10/2008 14:21:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il fatto che Greenaway abbia deciso di dedicare un'altro film al celebre quadro di Rembrandt (il quarto dipinto più famoso del mondo) è dovuto a diversi motivi.

Primo fra tutti, lo spassionato amore del regista inglese per la pittura (ricordiamo che Greenaway nasce appunto come pittore) e il suo credo cinematografico, ovvero la volontà di far parlare le immagini piuttosto che una storia raccontata con l'ausilio di esse.
E da qui il J'accuse di Rembrandt diventa il J'accuse di Greenaway, dove nello stesso documentario viene criticato il cinema moderno per basarsi troppo sulla storia in sè piuttosto che nella sua rappresentazione, diventando spesso poco più di un libro illustrato.

Ma l'accusa è anche rivolta alla società del tempo dove la corruzione, gli intrighi e gli omicidi politici iniziavano a farsi largo in una società sempre più priva di ideali e basata sulla materialità. Considerazioni estremamente attuali, che spesso portano oggi alla repressione di chi si trova controcorrente e alza troppo la voce. Infatti lo stesso pittore olandese, all'apice della sua popolarità, iniziò il suo declino economico (che lo portò in seguito a morire in povertà) per la scarsità di offerte per i suoi lavori dopo l'audacia dimostrata con la "Ronda di notte".

Ed ecco forse la ragione principale del dedicare un'altra pellicola allo stesso artista, ovvero l'attualità della sua pittura.

In conclusione, Greenaway dimostra ancora una volta la sua unicità nel cinema odierno con un lavoro non facile da digerire ma estremamente interessante per chi ha voglia di conoscere la storia (e non solo) di questo stupefacente quadro.