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LA LEGGE DEL DESIDERIO regia di Pedro Almodovar

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Terry Malloy     7 / 10  15/09/2013 19:26:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'argomento topico di Almodovar in uno dei suoi film più delicati: la passione e i suoi effetti. Un film non sempre facile da seguire, ma con un finale degno degli ultimi film. C'è qualcosa di corale e fantasmatico in un popolo della notte, riunito casualmente (il caso è importantissimo nei film di P.), ad assistere a una morte tremenda. Almodovar può creare nel cinema ciò che spesso tristemente si dà nella realtà, sfumando un evento terribile con una messinscena romantica e struggente, sublimando in sapore di tragicommedia degli affetti un fatto di causalità: la passione distrugge, come esalta l'essere umano. Non è una storia omoerotica, è una storia d'amore e passione, non importa qual è (come se fossimo nell'antico teatro classico) il sesso dei protagonisti. Essi impersonano la passione disincarnata, il concetto di finzione, e noi guardiamo a naso in su il teatro della nuova passione postmoderna: il palazzo. Luogo privilegiato dell'estetica almodovariana, luogo di storie dietro ogni porta, luogo di scambio carnevalesco e complottistico come sarà per il sublime capolavoro "Atame!" (il punto d'arrivo di questa estetica, forse la migliore di Almodovar), e il palazzo è un luogo da cui piovono oggetti e sentimenti, da cui piovono storie, l'odio si tramuta in compassione, tutto si ricompone nell'amore cosmico della Perdita, la morte aiuta a ritrovare l'equilibrio perduto con la passione, ma è tutto stemperato, etereo, leggero, anodino secondo i canoni di un genere completamente inventato da Almodovar, nella speranza (ma questa è un'opinione personale) di raggiungere l'irraggiungibile livello di Fellini, un obiettivo a cui sempre tende il cinema di Almodovar e che gli conferirà sempre un carattere di incompiutezza che probabilmente l'ha reso famoso e amato, ma sempre incompleto, incompreso e un po' sofferente.