caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

THIS IS ENGLAND regia di Shane Meadows

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
kafka62     7½ / 10  26/01/2018 11:58:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Shaun è un dodicenne orfano di padre, morto nella guerra delle Falkland; i compagni di scuola lo prendono in giro per la sua aria perennemente imbronciata e per il suo abbigliamento "old fashioned", e la madre, chiusa nel suo vedovile dolore, si interessa a lui troppo distrattamente. L'incontro con una banda di skinhead capeggiata da Woody, che lo accoglie fraternamente e lo tratta da suo pari, lo fa sentire per la prima volta accettato e inserito in un gruppo di amici, nonostante la differenza di età. Coi capelli rasati, una camicia a quadri e gli anfibi ai piedi, Shaun è finalmente un altro, allegro e realizzato. Ma l'arrivo di Combo, una vecchia conoscenza di Woody appena uscita di prigione, rompe l'equilibrio: Combo è un violento, razzista e xenofobo, e cerca di trascinare il gruppo verso il teppismo e l'intolleranza contro gli immigrati, sia pure sotto la velleitaria bandiera del patriottismo nazionalista. La banda si spacca in due e Shaun, diviso tra l'innocuo Woody e il cinico Combo, sceglie il secondo, attratto dal suo carisma e dalla sua retorica, salvo poi rendersi conto, dopo alcuni scellerati episodi di violenza gratuita e in un finale in riva al mare degno de I 400 colpi, di aver dato addio per sempre alla propria infanzia e al proprio sguardo innocente sul mondo.
Da questo conciso riassunto si capisce come il regista Shane Meadows abbia agito su due diversi livelli di lettura, da lui abilmente amalgamati: da una parte il racconto di formazione di un pre-adolescente costretto a confrontarsi troppo presto con la durezza della vita e con il pericolo rappresentato dai "cattivi maestri"; dall'altra, la rappresentazione di un'epoca, quella dei primi anni 80, che hanno visto nascere nelle periferie inglesi, a fronte della politica autoritaria di Margaret Tatcher, il fenomeno dei nazi-skin e della intolleranza contro le minoranze di colore, in primis i pakistani. Il film, giudicato sotto questo profilo sociologico, ha un pregio di non poco conto: quello di far vedere come il fenomeno giovanile della violenza xenofoba non è nato da una qualche consapevolezza politica (nonostante gli slogan e i proclami), ma piuttosto dal vuoto esistenziale, dalla solitudine e dall'emarginazione, che il cinismo demagogico di partiti estremisti di destra ha strumentalizzato, conducendo a una deriva di fanatico nazionalismo quello che era soprattutto un profondo disagio sociale e generazionale. Shaun è costretto a provare sulla propria pelle, impressa ben più del tatuaggio a cui si sottopone per cementare il suo spirito di appartenenza alla tribù, questa forma di strumentalizzazione e di plagio. Attratto dal fascino perverso di Combo e dall'ebbrezza che gli dà il potere di sfogare su qualcuno la sua rabbia cieca e le sue frustrazioni, egli è il rappresentante di tutti quei giovani che ancor oggi (o forse sarebbe meglio dire soprattutto oggi) incendiano spesso le banlieu europee mossi dalla propria ansia iconoclasta e autodistruttiva. Al regista va riconosciuto il merito di aver raccontato questa drammatica storia giovanile, nonostante qualche schematismo e alcune incongruenze (il rapporto sentimentale tra Shaun e Smell, di diversi anni più grande di lui, appare assai poco plausibile), con uno sguardo sincero, empatico e coinvolgente (uno spirito che lo accomuna ai registi del free cinema anni '60 più che all'ultimo Ken Loach), a cui si adegua una messinscena mai laccata bensì gradevolmente imperfetta, una musica originale emozionante (di Ludovico Einaudi) che si mescola bene con le canzoni degli anni 80, e volti di giovani attori non professionisti su cui spicca per intensità quello del piccolo Thomas Turgoose (il suo sguardo finale rivolto verso la macchina da presa è difficile da dimenticare).