caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

ANIME IN DELIRIO regia di Curtis Bernhardt

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
adrmb     8 / 10  01/02/2020 09:34:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non c'è niente da fare, è un altro esempio ben riuscito di drama a tinte fosche e noir della Hollywood classica, quindi pane per i miei denti. Ritrovo qui tutti gli elementi che apprezzo sempre di queste produzioni: un fascinoso bianco e nero, la cura scenografica degli interni, l'enfasi data alla prestazione attoriale e la contestualizzazzione "medica" dovuta alla presenza di un medico.

Qui la protagonista assoluta è una splendida Joan Crawford, formidabilissima nel restituire un personaggio vivo e pulsante, un'interpretazione da godere tutta d'un fiato, tra il suo rigorismo professionale, gli eccessi drammatici dovuti al suo amore non corrisposto, e poi ancora le manifestazioni della propria psicosi e per ultimo quei rari istanti di lucidità e gioia totale (come quando "risolve" il dilemma circa la questione della precedente moglie morta, dopo tanto penare psicologico sia lei che lo spettatore tirano fuori un sospiro di sollievo).

Bene anche Van Heflin nel ruolo di David, una sorta di - qui inedito - "homme fatale" caratterizzato dall'essere un uomo spigliato e senza peli sulla lingua, comunque totalmente menefreghista nei confronti della Crawford. Con il medesimo senso di apprensione di quest'ultima lo spettatore reagisce quando vede David fare capolino nella vita della protagonista diverse volte lungo il film: lo spettatore sa benissimo che alle sue apparizioni seguirà inevitabilmente il raptus di follia della protagonista.

Bernhardt infine è bravo nel modo in cui tiene il filo della matassa, tra le scenografie degli interni estremamente curate e un torbido b/n; sono presenti altresì un paio di sequenze notevoli, la sequenza con la figliastra cui segue il primo piano della Crawford mandida di sudore e preoccupata, e la soggettiva sghemba nella villetta sul mare dove il modo di girare disequilibrato si fa portavoce dell'instabilità mentale della protagonista.